Appalti nel porto di Napoli, inchiesta della Procura: obbligo di dimora per ammiraglio Dassatti

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Ammonterebbe a circa 10 milioni di euro la mancata riscossione dei canoni da importanti aziende operanti nel porto di Napoli che l’Autorità Portuale, secondo quanto sostengono gli inquirenti, non avrebbe cercato di recuperare. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli su presunte irregolarità nella concessione di appalti nel Porto di Napoli – oltre all’ammiraglio Luciano Dassatti, commissario straordinario del Porto, al dirigente Stefano Porciani e agli imprenditori Pasquale Legora De Feo e Anna Ummarino – sono anche indagate altre 15 persone. In due casi, secondo l’accusa, due società sarebbero state anche favorite con un pagamento dilazionato non contemplato nella normativa. Tra le vicende finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, spicca quella relativa su irregolarità nell’aggiudicazione della gara per la concessione delle aree e dello specchio d’acqua prospiciente il lato interno del modo Martello del porto per la realizzazione di un ormeggio per un bacino galleggiante da destinare alle riparazioni navali di proprietà privata. Per questa vicenda sono indagati due dirigenti dell’Autorità Portuale, tra cui l’ex presidente Dassatti, i componenti della commissione giudicatrice della gara e soci e amministratori di una società operante nel porto partenopeo. A due dirigenti dell’Autorità Portuale viene anche contestato l’uso delle auto di servizio utilizzate per tornare a casa o per recarsi in viaggio in altre località italiane.