Battiato apre in piazza del Plebiscito il “Napoli Teatro Festival” di Ruggero Cappuccio

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Una cerimonia musicale, poetica e visiva: così aveva descritto il direttore Ruggero Cappuccio l’overture del suo primo Napoli Teatro Festival Italia, e così è stato: in una piazza Plebiscito blindata (comparsi anche dissuasori oltre alle transenne) e affollata da almeno 30mila persone Franco Battiato ha acceso la ‘Luce del Sud’ , concerto gratuito e ‘manifesto’ di un programma che vuol essere allo stesso tempo popolare e di grande qualita’. Giacca rossa e cuffie di ordinanza, l’artista catanese e’ in scena con l’Electric Band e gli archi della Symphony Orchestra, diretti da Carlo Guaitoli, lo accompagnano gli interventi poetici di Fabrizio Gifuni, Mimmo Borrelli, Imma Villa e, su uno schermo di 18 metri, le suggestioni visive delle immagini di Antonio Biasiucci. Come annunciato nel solo settore riservato e con posti a sedere c’è una platea particolare, quella delle 28 associazioni che operano nel mondo del disagio, coordinata dalla Direzione Generale Politiche Sociali della Regione Campania, dal Carcere di Nisida alle donne vittime di violenza. Ad introdurre la serata, il direttore Cappuccio e il Presidente della Regione Vincenzo De Luca (l’evento, 155 spettacoli fino al 10 luglio, è prodotto dalla Fondazione Campania dei Festival). ”Vogliamo esprimere solidarieta’ con le famiglie delle vittime degli attentati terroristici – ha detto De Luca – Non ci hanno indimidito e non ci fanno paura, noi risponderemo con le armi della tolleranza. Abbiamo reagito con piu” voglia di vivere ,con solidarieta’ e accoglienza, grazie per questo messaggio di fiducia e speranza contro il terrore” ha detto rivolgendosi ai giovani della piazza (da dove si alza qualche fischio). Imma Villa legge “Canti lungo la fuga”, tratto dal poemetto “Invocazione all’Orsa Maggiore” di Ingeborg Bachmann, poi parte il concerto con ‘L’era del cinghiale bianco’ e ‘Up Patriots To Arms’, due brani del ’79 e dell’80 (davvero “mondi lontanissimi’ quelli degli ‘studenti di Damasco vestiti tutti uguali’, atmosfere che oggi ci rimandano ad immagini di guerra) divenuti negli anni dei classici. Seguono ‘No Time No Space’, ‘Shock In My Town’ e il più recente ‘Le nostre anime’. Mimmo Borrelli legge un brano della “La scienza nuova” di Giambattista Vico, seguito dal secondo blocco di canzoni di Battiato: ‘Io chi sono’, ‘Sui giardini della preesistenza’, l’inno ‘Povera Patria’, ‘L’animale’, ‘La canzone dei vecchi amanti’. Tocca a Fabrizio Gifuni con la lettura della poesia “Addio al Mezzogiorno” di Wystan Hugh Auden. Poi ecco due tra i brani più amati, ‘La stagione dell’amore’ Prospettiva Nevskj, I treni di Tozeur, ‘La cura’, seguiti dalle hits degli anni 80 ‘Cuccuruccuccu’, ‘Centro di gravità permanente’ e in un crescendo che coinvolge la piazza ,’Voglio vederti danzare’. L’omaggio a Napoli è nei bis con ‘Era de maggio’. ‘Sono distrutto” scherza con il pubblico. E chiude con ‘e ti vengo a cercare’ e ‘stranizza d’amuri”.