Nonostante l’ottimismo di De Luca, che annuncia un passaggio di fascia dalla prossima settimana per la Campania (e, l’ottimismo, è già una notizia visto l’approccio abituale del presidente della regione Campania), i dati della pandemia non accennano a invertire in maniera decisa la tendenza. Al contrario i numeri scendono molto, forse troppo lentamente, a dimostrazione del fatto che nonostante gli interminabili mesi in zona rossa, l’impatto delle chiusure sui contagi dalle nostre parti è assai relativo. Al contrario, se iniziano a respirare le terapie intensive, sono ancora in affanno gli ospedali e i reparti di sub-intensiva. In questo scenario, con il disastro dei vaccini (Astrazeneca su tutto), con il numero esiguo di dosi che giungono sotto al Garigliano, immaginare una riapertura senza che sia accompagnata da un forte impulso della campagna vaccinale, rischia di essere addirittura più pericoloso. L’esempio della Sardegna, da bianca a rossa in un batter di ciglio, deve insegnare. Eppure ora si è a un pericoloso bivio: le polemiche politiche tra De Luca e il commissario Figliuolo, sulla determinazione del governatore di vaccinare gli abitanti delle isole per far ripartire il turismo e l’entrata a gamba tesa di De Magistris, che punta l’indice contro l’ex sindaco di Salerno, sono oramai inaccettabili per chi da più di un anno soffre per la chiusura delle sue attività. Gli ambulanti, ad esempio, hanno protestato bloccando l’autostrada A/1, creando enormi disagi per il traffico. Le categorie del commercio sono sul piede di guerra e nessuno ha più voglia di seguire regole che appaiono inaccettabili e di difficile comprensione nel momento in cui viene meno la sussistenza.