Se è vero che il numero dei contagi in Campania sale (253 nuovi positivi su 7579 tamponi), resta invariato il differenziale tra gli asintomatici e chi ha sintomi. Una situazione molto diversa rispetto a quella di marzo e aprile, quando si sottoponevano a tampone solo i sintomatici, per cui le terapie intensive in Campania sono praticamente vuote.
Tra l’altro rispetto alla media nazionale in questo momento in Campania c’è un 10% di terapie intensive in più, un 40% di ricoveri ordinari in più e un 60% di morti in meno. Numeri che fanno immaginare che, nella nostra Regione i malati vengono intercettati prima e curati meglio. Eppure, sulla scorta di una fosca previsione (aumento di oltre 5000 casi entro metà ottobre), che inciderebbero comunque molto relativamente sullo stress delle terapie intensive (ricordate quando l’unico parametro per instillare il terrore era la saturazione delle terapie intensive? Oggi non è più così…) il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, minaccia di “chiudere tutto”.
E si lascia andare anche a una affermazione del tipo che il provvedimento dovrebbe scongiurare la presenza di “morti per strada”. Mai il Governatore, che tra l’altro la scorsa settimana aveva affermato che era tutto “sotto controllo”, si era lasciato sfuggire questi termini. Grave, molto grave l’ipotesi che si possa immaginare di chiudere gli esercizi commerciali, di fermare di nuovo le imprese e il commercio.
Di compiere questo gesto estremo come unico provvedimento per il contenimento del virus, col quale è stato detto occorre convivere, e allora perché allarmare oltre misura? Perché se si chiudesse di nuovo tutto allora si che i morti per strade si rischierebbe di vederli, ma morti per la fame.