Meno 70 per cento di mozzarelle prodotte e solo 25 quintali di latte trasformato da quando è scoppiata la pandemia contro gli oltre 100 nello stesso periodo di marzo dell’anno scorso.
Sono numeri da default per la filiera bufalina campana che deve fare i conti anche con lo stop dell’export – in molti paesi europei immotivatamente non si acquistano prodotti freschi italiani – e soprattutto con il rallentamento dei trasporti su gomma e la cancellazione di molte rotte aeree commerciali.
La mozzarella, tipico prodotto deperibile, necessità di una logistica veloce e di tempi di consumazione altrettanto brevi. Con la chiusura dei ristoranti e l’affanno negli approvigionamenti delle strutture di media e grande distribuzione, il danno è enorme – sottolinea Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop – e saremo costretti a non ritirare il latte dalle stalle.
A chiedere interventi veloci e concreti, anche a tutela dei lavoratori della filiera, è la Coldiretti regionale che nei giorni scorsi ha lanciato l’ennesimo appello ad acquistare prodotti italiani.
Anche perché – come evidenzia il vicepresidente nazionale Gennarino Masiello – questa emergenza sta rallentando tutto il settore agricolo con effetti negativi anche sul settore zootecnico.
Non produrre il latte, infatti, è praticamente impossibile per le aziende agricole, così come non è praticabile la soluzione di conservarlo, per gli elevati costi e per problemi logistici.
L’unica soluzione è trasformare il latte in alimenti conservabili che potranno successivamente essere gestiti sui mercati nazionali ed internazionali anche con il sostegno del ministero delle politiche Agricole e forestali, così come chiesto nei giorni scorsi a Caserta da Cia, Confagricoltura e Coldiretti che insieme a Cna e Confartigianato hanno sottoscritto un protocollo d’intesa sulla possibilità di convertire il prodotto fresco in caciocavallo.
Immediata la risposta dell’amministrazione regionale che, con un provvedimento di Giunta, ha prorogato fino al prossimo 31 dicembre la concessione degli indennizzi integrativi per le aziende del settore e ha modificato la copertura finanziaria per gli incentivi alle attività di risanamento della filiera e per gli abbattimenti del bestiame per brucellosi e tubercolosi passando dagli attuali 9 milioni e mezzo a 35 milioni di euro.