E’ Antonio Parlati il nuovo responsabile della sede Rai di Napoli

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E’ uno degli uomini più eleganti che io abbia mai conosciuto. Potrebbe ricoprire un incarico alla Farnesina senza alcun problema. Ha il physique du role dell’ambasciatore e l’aplomb del mediatore. Nei corridoi di viale Marconi, dove sorge la sede Rai di Napoli di cui da ieri è il nuovo responsabile, raccontano di non averlo mai sentito urlare. E dire che dal 1984, anno in cui ha messo piede nella Tv di Stato, di gavetta ne ha fatta. Ricoprendo incarichi di varia natura, tutti improntati alla responsabilità, navigando con maestria tra correnti e spifferi di cui quei corridoi sono pieni. Napoletano di Santa Lucia, evidentemente il rapporto virtuoso con il mare gli ha giovato.
Succede, in un inusuale e non scontato clima di grande soddisfazione interna, a Francesco Pinto che aveva lasciato la direzione per limiti di età a luglio dello scorso anno. In questo periodo di transizione, come solo in Rai può avvenire, è stato al centro anche di una rara raccolta di firme a suo favore quando iniziò a circolare un altro nome per la successione di Pinto. Dagli uffici, dal piano terra all’attico, tutti si schierarono per Parlati.
Dote rara quella di ascoltare. Ma anche e soprattutto di risolvere. Dietro le quinte della macchiana dell’informazione e della produzione televisiva più imponente Sud, Antonio Parlati è da sempre un riferimento per chiunque.
Elegante, lo dicevamo all’inizio. Un profilo molto british, senza indugiare nello sfarzo. Con le uniche debolezze legate alle scarpe possibilmente inglesi e agli orologi. Vezzi che unisce a una grande concretezza.
Laureato in Economia e Commercio è da anni presidente della Sezione Editoria, Cultura e Spettacolo dell’Unione Industriali. Grande appassionato di letteratura, divenuto motore dell’iniziativa Napoli Città Libro, ha anche una grande attenzione allo sviluppo tecnologico. Ricordo quando iniziammo a parlare della possibilità di inserire nelle riprese di una fiction una telecamera montata su un elicottero telecomandato. Mi riferisco a 15 anni fa, quando i droni non erano nemmeno nei pensieri. E lui superò la burocrazia e le resistenze, consentendo di girare alcune scene molto spettacolari.
E’ sempre stato uomo di mediazione, capace di risolvere questioni spinose. Come quando nel 2013 e nel 2014 una sorta di rivoluzione interna alla Rai lo proiettò a Sanremo come capostruttura. C’era da affidare incarichi a persone capaci e distanti da logiche inaccettabili e Parlati, anche in quella occasione, colse l’incarico con grande abilità.
Arrivando ai giorni nostri, mi piace sottolineare due momenti di grande rilievo in cui la Rai di Napoli ha dato prova della sua capacità. Il primo è legato all’evento Universiade durante il quale, con il caporedattore Antonello Perillo e con il vicario Gianfranco Coppola, ha coordinato gli studi allestiti nella Mostra d’Oltremare, assicurando fino a 14 ore di diretta al giorno. Senza alcuna sbavatura. Il secondo a un’intuizione a me particolarmente cara: riportare il teatro in Tv. Una scommessa, vinta, affidata a Vincenzo Salemme. Tre serate in diretta dal meraviglioso Auditorium, con uno straordinario riscontro di pubblico.
Ora credo che il suo problema più grande sia il trasloco: trasferire dalla sua stanza (deve comunque solo attraversare un corridoio) l’infinità di ricordi, statuine, oggetti provenienti da ogni dove, di cui si circonda. E che rendono il suo ufficio una sorta di macchina del tempo e della cultura. Magari ricordando quegli anni in Brasile, quando intraprese la strada imprenditoriale del papà, per poi tornare a Napoli, concludere gli studi ed affacciarsi al piano terra di viale Marconi, da cui è iniziata la scalata.