Tra Napoli, Cercola, Volla, San Giorgio a Cremano e Viareggio, i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di 20 indagati dal Gip di Napoli ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di stupefacenti.
Inoltre sono stati sottoposti a sequestro preventivo, ai fini della successiva confisca, due quote sociali, 10 rapporti finanziari e un’auto, per un valore complessivo di 2 milioni e mezzo di euro.
Investigazioni dirette dalla Dda di Napoli hanno consentito di svelare le attività illecite di due gruppi criminali collegati per la commercializzazione di droga, prevalentemente cocaina.
Una piazza di spaccio è stata individuata nel quartiere di San Giovanni a Teduccio; l’epicentro dei traffici era nel complesso di edilizia popolare chiamato “Bronx”.
I Carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna inoltre hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea a carico di 20 indagati ritenuti affiliati al clan camorristico dei “Mariglianesi”, “costola” del clan napoletano dei “Mazzarella” attiva a Marigliano, uno dei principali centri dell’area nolana.
L’indagine ha consentito di delineare le attività di un’associazione di tipo mafioso dedita al traffico di sostanze stupefacenti che con diverse piazze di spaccio nei complessi di edilizia popolare di Marigliano forniva ogni tipo di droga 24 ore su 24 tramite una fitta rete di spacciatori.
Ricostruita anche la faida interna al clan causata dalla contrapposizione tra due fazioni che volevano imporsi nella gestione degli affari illeciti.
Nel corso della lotta erano state effettuate “stese” ed era stato ucciso uno degli affiliati. Gli inquirenti sono riusciti ad evitare un ulteriore omicidio, già pianificato, intervenendo nelle fasi immediatamente precedenti all’esecuzione del disegno criminale sequestrando un’auto rubata e due pistole che i killer avevano nascosto nell’androne di una delle palazzine popolari sotto una statua della “Madonna”.
Le donne partecipavano a pieno titolo alle attività delittuose, rivestendo un ruolo di spicco anche nelle scelte strategiche del clan. Tutti i reati sono aggravati da metodo e finalità mafiosi.