Il giornalista Sergio Vessicchio, non nuovo ad intemperanze verbali e non che gli sono già valse 11 mesi di sospensione dall’Ordine dei Giornalisti, rivolge frasi sessiste e deliranti alla guardalinee Annalisa Moccia in avvio di telecronaca della partita Agropoli Sant’Agnello. Concetti che definire folli è poco, almeno quanto le teorie di un ex campione del mondo di calcio che sosteneva che le donne non capissero nulla di tattica calcistica. Il “telecronista” (le virgolette sono d’obbligo), al contrario, trova addirittura inaccettabile la presenza di arbitri (o guardalinee come nel caso di Annalisa Moccia) sui campi di calcio, si spinge fino a definirla inguardabile, “uno schifo”. L’unica cosa che fa schifo, al contrario, sono le affermazioni di Vessicchio. Il web si scatena, tra le prima a segnalare l’accaduto la dirigente della Lnd, Giuliana Tambaro poi un’onda di indignazione. L’Ordine dei Giornalisti della Campania annuncia un nuovo provvedimento di sospensione, ma i tempi sono lunghi. La condanna è unanime. Il “telecronista” prova ad articolare le scuse, ma alcuni sui suoi profili fanno addirittura il tifo per lui. Perché in Italia, il calcio e gli stadi, sono territori dove tutto è concesso, capaci di tirare dalle viscere di ognuno il peggio. Ecco perché oggi l’unico argine a queste derive sono gli esempi positivi, di educazione, rispetto e signorilità. E quando tutto questo non viene da chi esercita il ruolo primario dell’informazione, le scuse non bastano.