Se giocasse un po’ meno sulle punte e un po’ più sui tacchetti il Napoli di Gattuso potrebbe affrancarsi da un certo fighettismo calcistico e diventare finalmente capace di affondare l’avversario dopo averlo domato. E invece mostra un certa propensione a danzare con l’antagonista, a “rischiare” di rimanerne ammaliato, come accaduto a Genova al cospetto di una Sampdoria dominata in ogni zona del campo ma tenuta a galla per un tempo e mezzo, dopo la rete dell’1-0 di Fabian Ruiz. Le occasione sciupate, dopo manovre sinuose e spesso dettate da meravigliosi spunti, sono innumerevoli. Le volte in cui il Napoli si è mosso verso la porta difesa da Audero sono tante quanto i passaggi in orizzontale, da una parte all’altra del campo, tesi ad allargare le maglie della difesa avversaria. Solo allo scadere, dopo che le coronarie dei tifosi e il fegato di Gattuso erano stati messi abbondantemente a dura prova, Osimhen ha segnato un gol da centravanti vero, nell’unica occasione in cui ha potuto calciare di fronte alla porta, seppur contrastato e con poco margine per battere l’estremo difensore avversario. 16 punti nelle ultime sette partite, con un solo pareggio (inopinato) col Sassuolo e la sconfitta di Torino al cospetto della Juventus. Fino alla fine ne restano 8, compreso lo scontro con la capolista Inter di domenica prossima. Gattuso ha finalmente la squadra al completo, ha recuperato tutti e può giocarsela fino alla fine. Chi lo avrebbe detto solo due mesi fa quando per mettere in campo 11 giocatori doveva immaginare di svestire la tuta anche lui?