Sento e leggo alcuni esercitarsi sull’analisi tecnica delle qualità di Victor Osimhen, uno che appena gli dai 10 centimetri di spazio ti distrugge prima con la velocità e poi con il tiro verso la porta, potente e preciso. E’ una sorta di onanismo mentale che coglie quelli che quotidianamente si esercitano nello spaccare il capello in quattro intorno al mondo pallonaro, con i distinguo, i se, i ma e la verità in tasca coltivata come una pianta che nasce al rovescio. I tuttologi del pallone che hanno crocifisso prima del tempo Gattuso e ora che il nostro ha lasciato la croce ai ladroni del pensiero debole ha piantato i chiodi nella testa di chi è costretto a provare a richiudere il sepolcro, non sanno più da che parte nascondersi. La travolgente vittoria a La Spezia, la sconfitta della Juventus a Torino al cospetto di un Milan nemmeno trascendentale, collocano gli azzurri al quarto posto. Sede naturale, magari anche più stretta di quella che avrebbe meritato, se durante il cammino del campionato non avesse dovuto attraversare l’inferno fatto di Covid, infortuni e malattie, che ne avrebbero potuto minare le fondamenta e al contrario hanno rinforzato volontà e determinazione.
Il finale di stagione, in silenzio per carità, propone un Napoli che ha nelle sue mani il destino. Vincere le ultime tre, ipotesi non trascendentale, significherebbe qualificazione certa. Occorre poi capire cosa accadrà ai traditori della Superlega, o meglio solo alla Juventus visto che Inter e Milan si sono già cosparse il capo di cenere. E dire che alla vigilia della gara in terra spezzina il Covid di Maksimovic e l’infortunio di KK avevano fatto temere il peggio. Sulla panchina si addensano nuvoloni neri e presagi di sventura, l’ipotesi ora più accreditata per il post Gattuso si chiama Spalletti, uno che ha “scassato” ovunque sia andato, fuori e dentro al campo. Soggetti dei quali si farebbe volentieri a meno, che ne pensi caro Presidente?