“Quando fummo costretti a scegliere lo stato o l’antistato noi abbiamo scelto fede e giustizia”. E’ questo il grido che la famiglia Cilento ed Ermelinda Piras rivolgono alle istituzioni italiane e al Sommo Pontefice. Imprenditrice, un tempo proprietaria di una farmacia e di strutture alberghiere, la donna è stata vittima dell’usura e della camorra. Con la famiglia ha trovato il coraggio di denunciare i soprusi ma ad oggi si trova in una situazione economica disperata e chiede l’intervento della giustizia circa la legge antiusura che afferma non essere stata rispettata nel suo caso. Si sono incatenati fuori la sede del Palazzo di Giustizia di Napoli con al fianco una tanica da cinque litri di benzina, una protesta estrema frutto della disperazione che chiede un intervento concreto alle istituzioni e alla società civile.