In Campania tanti “piccoli eserciti” di baby gang, sovente formati da ragazzi sbandati, senza una vera e propria identità storico-criminale che, da anonimi delinquenti, si sono impadroniti del territorio attraverso “una quotidiana violenza più che mai esibita, utilizzata quale strumento di affermazione e assoggettamento ma, anche, di sfida verso gli avversari”.
Lo evidenzia la relazione della DIA (prima metà 2017).
L’età degli affiliati è sempre più bassa: commettono atti di inaudita ferocia anche a causa di una percezione di impunità. L’esordio criminale è addirittura da adolescenti. A Napoli (42) e provincia (47) ci sono 89 clan e circa 4.500 affiliati che interagiscono tra loro in equilibrio instabile e in territori ad altissima densità abitativa dove è più facile rinnovare gli organigrammi.
Lo stato di fibrillazione tra i vari gruppi è più palpabile nei quartieri del centro storico di Napoli e nelle sue periferie: qui si sono susseguiti scontri a fuoco tra passanti inermi, ad opera di delinquenti armati.