Difficile da credere ma è successo davvero. Il guasto che a ottobre scorso ha provocato l’incidente alle scale mobili della metropolitana di Roma nella stazione Repubblica fu causato dalla manipolazione dei sistemi di sicurezza. In parole semplici, i freni erano stati manomessi per risparmiare sui costi per la manutenzione dell’impianto. Questo è lo scenario che è emerso dall’inchiesta scaturita dai fatti avvenuti il passato autunno quando rimasero feriti alcuni tifosi russi.
Le conclusioni dell’inchiesta della Polizia, coordinata dai procuratori aggiunti della procura di Roma Paolo Ielo e Nunzia D’Elia, hanno prodotto una ordinanza di misura cautelare interdittiva nei confronti di quattro persone, due dipendenti di Metro Roma e due di Atac. Il gruppo è accusato, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture e lesioni personali colpose aggravate.
Ad inchiodarli ci sono anche intercettazioni nelle quali emergono comportamenti “volti ad inquinare le prove”, come ha ricostruito la Squadra mobile, guidata da Luigi Silipo: ”Nonostante l’incidente alla fermata Repubblica – sostengono gli inquirenti – gli indagati “non adottavano alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee della metropolitana di Roma” tanto che il 21 marzo 2019 si verificò un nuovo incidente a Barberini”.
Il tentativo di nascondere le prove di quanto era accaduto, prima nella metro Repubblica e poi alcuni mesi dopo (senza incidenti) a Barberini, si sarebbe spinto al punto di contestare la relazione della ditta che aveva prodotto le scale mobili, la Otis che aveva fatto notare le gravi anomalie nella manutenzione delle scale.
Una situazione allarmante per i magistrati della Procura di Roma esteso anche ad altre scale mobili e che descrive un vero «stato di pericolo per l’incolumità pubblica» e per gli utenti, tantissimi, della metropolitana di Roma.