martedì, Aprile 30, 2024
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Mieloma multiplo, anche a Napoli il farmaco per i pazienti più “difficili”

Quasi 6 mila casi all’anno, di cui circa 300 in Provincia di Napoli ed un totale di circa 600 in Campania.

Napoli in prima linea per la lotta al mieloma multiplo, il secondo tumore del sangue in Italia dopo il linfoma non-Hodgkin. Quasi 6 mila casi all’anno, di cui circa 300 in Provincia di Napoli ed un totale di circa 600 in Campania. Nel capoluogo campano è possibile però curarsi con un farmaco, il Belantamab, sperimentato grazie a uno studio internazionale cui ha partecipato anche la UOC di Ematologia e Trapianti di Midollo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II.

PER I PAZIENTI CHE NON RISPONDONO A TERAPIA STANDARD

Si tratta di un anticorpo monoclonale ‘coniugato’, cioè, legato ad un agente chemioterapico. Quest’ultimo, quando questo farmaco è somministrato per via endovenosa al paziente raggiunge in maniera più precisa le cellule neoplastiche del mieloma, determinando un effetto terapeutico molto efficace sul lungo periodo in pazienti ‘difficili’, cioè che non rispondono cioè ai trattamenti standard di prima, seconda e terza linea, spiega Fabrizio Pane, Direttore della UOC di Ematologia e Trapianti di Midollo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II.

RISULTATI CONFORTANTI

A confermarne l’efficacia anche sul lungo periodo sono i dati dell’analisi finale di uno studio presentato al 64° congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH), a New Orleans. Questa cura è disponibile in Italia ormai da tre anni e oggi si vedono i risultati. ” Nel nostro centro utilizziamo da circa 2 anni questa cura su 25 pazienti con mieloma multiplo, con ottimi risultati che ci aiutano ad una gestione migliore. Cura che ha dimostrato non solo negli studi clinici, ma nella cosiddetta ‘real life’ (vita reale), di saper tenere a badala malattia e di aumentare la sopravvivenza in pazienti già sottoposti a molti trattamenti e per i quali non esistono ad oggi ulteriori possibilità terapeutiche. Abbiamo ottenuto – ha proseguito il professor Pane – nei nostri pazienti remissioni complete in percentuali anche superiori a quelle osservate nel protocollo DREAMM-2 anche in pazienti pesantemente pretrattati, ripristinandone così una buona qualità di vita”

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