L’ultimo saluto a Luigi Necco, raccontò il calcio e l’archeologia con arguzia e passione

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Così, rivisitando una delle celebri frasi utilizzate per i collegamenti di 90esimo minuto, la gente, accorsa numerosa nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini al Vomero, ha salutato Luigi Necco. Centinaia le persone che hanno partecipato alla messa esequiale, e numerosi anche coloro che sono passati per un breve minuto di raccoglimento, per salutare il giornalista della Rai che, partendo dai vicoli tra Capodimonte e i Vergini, superando non pochi ostacoli riuscì a formarsi, a studiare e a divenire una icona del sapere italiano. Le sue passioni, il calcio Napoli e l’archeologia, sapientemente divenute strumento di lavoro, sempre nell’ottica di quella televisione di servizio che per anni lo ha visto impegnato, dapprima nella divulgazione, calcistica e storica, e negli ultimi anni nel lavoro di denuncia che la gente non ha dimenticato, così come non ha dimenticato le sue lotte, da giornalista vero, contro l’inquinamento camorristico in ogni settore della società e che lo videro gambizzato ad Avellino, o il suo impegno nel consiglio comunale, primo tra gli eletti a Napoli e ora, quel viaggio eterno, dove potrà continuare ad esplorare, come ha detto nel corso dell’omelia don Gennaro Matino, chiamato dalla figlia Alessandra a presiedere la mensa eucaristica per Luigi.