Erano circa 3mila le persone, aderenti alle reti ambientali, ai comitati territoriali, dalle esperienze di autorganizzazione ai sindacati di base, che sono scese in piazza a Napoli per contestare il G20 ambiente, definendolo “un Titanic che sta affondando e trascinando il mondo con se”. Al termine della manifestazione, che ha avuto pochi momenti di tensione provocati da un lancio di palloncini piedi d’acqua all’indirizzo delle forze dell’ordine, è stato diffuso un documento molto critico: “Nessuna fiducia – è scritto – a chi di anno in anno allontana anche gli obiettivi minimi della riduzione di co2 e uso di combustibili fossili mentre la crisi climatica e la devastazione ambientale accelerano drammaticamente con effetti sulla salute degli esseri umani e sugli equilibri del pianeta”.
Nella seconda e ultima giornata del G2 in programma a Napoli, affrontati gli argomenti più complessi e divisivi: il clima e l’energia. Su questi temi, il vertice registra una profonda divisione fra Usa ed Europa da una parte, Cina, Russia, economie emergenti e paesi petroliferi dall’altra. Stati Uniti, Unione europea e Gran Bretagna, ricchi di capitali e di tecnologie, vorrebbero accelerare sulla decarbonizzazione e sul passaggio alle fonti rinnovabili, per mantenere il riscaldamento globale al 2030 entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Gli altri paesi del G20 frenano su questo processo.
Dalla prima giornata, invece, è venuto fuori un accordo per raddoppiare la circolarità dei materiali al 2030, cioè il riciclo dei rifiuti e l’utilizzo di materiali riciclati. Si tratta di uno degli impegni presi ieri al G20 dei ministri dell’Ambiente a Napoli, nella giornata dedicata alla tutela di ecosistemi e biodiversità. Nel documento finale approvato ieri, i 20 Grandi si impegnano al pieno utilizzo delle soluzioni basate sulla natura o degli approcci basati sull’ecosistema per affrontare la perdita di biodiversità, ripristinare i terreni degradati, prevenire, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici. Fra gli impegni c’è anche recuperare al 2030 il 50% delle aree degradate. I G20 hanno concordato di lavorare insieme sull’accesso all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie e sulla gestione transfrontaliera delle risorse idriche. Nel documento c’è l’impegno dei G20 ad attuare politiche marittime sostenibili, tra cui la designazione di Aree Speciali ed Aree ad emissione Controllata (ECA), e ad eliminare la pesca non sostenibile.