L’Inter vincerà un campionato avendo disputato la maggior parte delle gare nella sua metà campo. Un calcio speculativo, irritante, che può portare avanti solo una squadra con individualità solide e un allenatore come Conte. Il Napoli faticherà fino all’ultimo minuto della stagione per trovare un posto in Champions e dovrà, ahimè, fare la corsa sulla Juventus atteso che l’Atalanta ha un turbo nel motore. Sulla gara di ieri pesa l’incertezza di Meret sia sul cross di Hakimi che taglia il campo e rimbalza nell’arietta del portiere che sul tiro di Eriksen dove è posizionato male. Ma fa il paio con il goffo autorete di Handanovic, dopo un lampo nella notte di Insigne. Poi ci sono la traversa di Lukaku (sfortunato) e il meraviglioso incrocio dei pali di Politano (sontuoso). In mezzo il silenzio di uno stadio spettrale rotto solo dai fischi (e dagli applausi) di 70 giornalisti ed altrettanti (se non di più) “comunali” accomodati sulle seggioline azzurre. Ma come si fa a parlare di calcio giocato, magari pensando alla sconfitta della Juventus con l’Atalanta, il giorno dopo il comunicato che sconquassa il pianeta pallonaro? La Superlega dei ricchi, che decidono di prendere il pallone e andarsene per la loro strada. Colpisce la dichiarazione del presidente dell’UEFA, Ceferin, su Andrea Agnelli di cui dice, tra l’altro: “Non ho mai visto una persona che potesse mentire così di continuo, è veramente incredibile”. Noi, onestamente, non ci sorprendiamo. La Juventus, con Inter e Milan, è una delle 3 squadre italiane che intendono fondare questa Superlega, insieme con altre 3 spagnole e 6 inglesi. A queste se ne aggiungeranno a breve altre 3, annunciano gli ideatori del supertorneo che si dovrebbe giocare durante la settimana e che può contare sui finanziamenti miliardari di una nota banca d’affari.
Eppure è proprio in casa Agnelli che potrebbero crearsi le condizioni per il raggiungimento del quarto posto del Napoli? Come mai? La lotta in famiglia, con John Elkann che non vede l’ora di sbarazzarsi del cugino, lusingato dall’idea di divenire presidente della Ferrari, potrebbe spingere i padroni del club a non invadere il campo, stavolta. Dunque resterebbe solo il rettangolo verde il terreno sul quale giocarsi le opportunità, senza l’ombra minacciosa del 12esimo uomo in campo.