Napoli, Pasqua in Duomo con il cardinale Sepe: “Lottare contro violenza e ingiustizia, per il bene comune”

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Si sono conclusi nel Duomo di Napoli i riti della settimana Santa di Pasqua officiati dall’Arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Tra le cerimonie più suggestive la via Crucis del venerdì santo animata dai ragazzi di Nisida. Questo il testo dell’omelia: “Carissimi fratelli e sorelle, insieme abbiamo percorso il cammino della Croce, che ancora una volta, in questo Venerdì Santo, ci ha indicato la via per giungere alla Pasqua. Lungo questo itinerario abbiamo incontrato i protagonisti della passione, presentati da alcuni operatori pastorali delle comunità parrocchiali, dai giovani e dagli educatori dell’Istituto Penitenziario per minori di Nisida, accompagnati dal loro Direttore e da alcuni detenuti. Certamente, lungo il cammino abbiamo riflettuto, ci siamo confrontati e abbiamo cercato di identificarci con qualcuno dei protagonisti della Passione. Attraverso la Via Crucis abbiamo percorso, in breve tempo, il cammino della nostra vita, in compagnia di Cristo Signore, che porta la croce, e di Maria, Madre dei dolori. Stasera, dunque, la Croce si staglia dinanzi ai nostri occhi attoniti in tutta la sua crudezza, raccogliendo tra le sue braccia la violenza e l’ingiustizia della storia, sino ai nostri giorni. Il patibolo che accoglie il Signore Crocifisso è lo stesso patibolo di tutti gli uomini e di tutte le donne crocifissi dalla sofferenza, dal dolore, dall’ingiuria, dall’indigenza e dalla povertà, dal peccato. Ancora sangue scorre dalle piaghe di Cristo, aperte dalla cattiveria di una umanità egoista, indolente e ingrata. La passione del Signore continua tutt’oggi; il rantolo del Crocifisso attraversa la storia e riempie le strade e le contrade delle nostre Città. E’ il segno di una società malata e piagata da una minoranza che impone violenza e ingiustizie. Ogni volta una nuova croce nelle nostre Città che sono attraversate da tanto sangue e stanno diventando una foresta di croci. Spesso, troppo spesso è sangue di innocenti, vittime della furia omicida, cieca e brutale, di uomini senza dignità e senza leggi.
Una sconfitta per tutti, una sorta di maledizione contro la vita, il disprezzo della vita dono di Dio, il segnale di un degrado che rende insicure e invivibili le nostre Città. E’ il declino di valori fondanti e irrinunciabili.
Si cerca il successo, si rincorre il danaro, si seguono falsi idoli, si vogliono mondi virtuali, ci si perde nelle immaginazioni di un surrogato di felicità. La ragione cede il passo alla dipendenza. L’uomo e purtroppo tanti giovani non sanno più emozionarsi, perdono la lucidità e cercano paradisi artificiali, rifugiandosi nella droga, nell’alcol, nel gioco, nella passione. Vite sprecate sulla strada della perdizione che porta alle rapine, alle aggressioni, ai furti, agli scippi, agli stupri, alla prepotenza, all’usura, al pizzo, alle tangenti, alla perversione, al femminicidio. Quanta violenza contro se stessi e contro gli altri. Una società schizzata. Una società malata. Una società che rischia di restare senza futuro, fuorviata e compromessa da tanta gioventù bruciata.
Contro questa deriva vogliamo e dobbiamo reagire con forza. Vogliamo una società sana e una gioventù che viva con entusiasmo e intelligenza il suo tempo. Vogliamo aprire i cuori e la mente alla speranza. Vogliamo guardare con fiducia al riscatto e al futuro della società. Cristo non si è fermato alla Croce, ma ha fatto della Croce il mezzo per arrivare alla Risurrezione. Per Crucem ad Lucem. Dalla Croce alla luce della Risurrezione. Deve essere questo il nostro motto, ma soprattutto deve essere questa la nostra scelta di vita. Lo diciamo da cittadini ma lo vogliamo innanzitutto come cristiani. E la Chiesa di Napoli, oggi più che mai, si sente impegnata su tutti i fronti per riaffermare e ristabilire la dignità degli uomini e delle donne della nostra terra. Per questo non si stanca di annunziare la libertà che nasce dalla sicurezza, la verità nella carità e la giustizia nella pace vera. Da stasera siamo tutti mobilitati a risanare il tessuto sociale delle nostre Città, a ricostruire l’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Ci attende un lavoro lungo e faticoso, che non può e non deve essere superficiale, ma deve necessariamente scendere nel profondo delle coscienze, deve cambiare i cuori, deve modificare i ragionamenti, i comportamenti, gli obiettivi. Non vogliamo eroi, ma gente di buona volontà. Abbiamo bisogno di uomini e donne capaci di gesti audaci, di decisioni forti e radicali, di dedizione assoluta. Persone, cioè, che sposano e sostengono la causa del bene comune, piuttosto che soddisfare interessi personali. Stasera la Croce interpella tutti. Tutti siamo inviati ad arginare ogni forma di deriva antropologica e sociale, le illegalità dilaganti, la corruzione imperante, la camorra che vuole condizionare la vita della nostra gente, infangando la nostra storia culturale e religiosa. E’ urgente rieducare alla giustizia, al rispetto della vita e della persona umana. Dobbiamo riproporre e riaffermare i nostri valori, civili e morali. E’ una grande sfida, ma non abbiamo la presunzione di vincerla da soli. Vogliamo fare rete e nessuno può fingere di non vedere o non capire o non sentire. Nessuno può sottrarsi alle proprie responsabilità. Dobbiamo recuperare lo spirito e le finalità dello speciale Giubileo per Napoli, che abbiamo celebrato nel 2011 ma che ancora continua a dare i suoi frutti. L’impegno deve essere immediato e di tutti, certamente a cominciare dalla Chiesa, ma con essa vengono chiamati in causa i ruoli della famiglia, della scuola, delle forze sociali, del volontariato, delle istituzioni sulle quali ricade l’onere di governare i fenomeni, di legiferare, di regolare la vita sociale, di garantire i diritti di tutti. L’affievolimento del senso di appartenenza e dell’etica della responsabilità ma anche la mancanza di una corretta giustizia sociale, fatta di diritti e di doveri, sono la principale causa dell’ingiustizia e della violenza. Questa sera, dinanzi alla Croce del sacrificio e del riscatto, vogliamo ricordare le nuove forme di violenza, di morte civile e morale, di povertà, le piaghe sociali del nostro tempo. Qui, con Cristo crocifisso e salvatore, vogliamo proclamare il nostro impegno contro il dilagare dell’alcolismo, della ludopatia, dell’uso di stupefacenti, del bullismo, della passione folle. Schiere di giovani, purtroppo, si abbandonano all’alcool e alle droghe che falcidiano la vita dei nostri ragazzi, procurando morte lenta o quella indotta dagli incidenti stradali conseguenti allo sballo del sabato notte. Contro i venditori di morte è necessario sviluppare una lotta senza quartiere e per questo facciamo appello alle autorità competenti perché ci sia una ferma azione di controllo e di repressione. Noi, Chiesa di Napoli, intensificheremo la nostra azione pastorale di vicinanza, di ascolto, di accompagnamento dei giovani, anche nei luoghi e nei locali da loro frequentati, non per condizionare la loro vita ma perché la sappiano vivere con rispetto e dignità. In questo impegno, però, è indispensabile l’apporto delle famiglie e della scuola, perché ci sia vigilanza e informazione. Abbiamo tutti il dovere di salvare giovani vite, pensando con infinita tenerezza all’ansia, alla paura e alle notti insonni di tante mamme, le addolorate del nostro tempo, che spesso trovano la forza e il coraggio di denunziare i venditori di morte, gli assassini dei loro figli. Altra triste piaga del nostro tempo la ludopatia, che porta tanti nella braccia degli usurai, mandando in rovina famiglie, aziende e attività commerciali. Contro questo dilagante male sociale, che induce al gioco nella speranza di danaro facile, la comunità non può stare a guardare, non può restare inerme. Bisogna inventare nuove forme di solidarietà, mettere in essere vere terapie di recupero e disintossicazione, orientare a centri specializzati quanti ne soffrono e chiedere con fermezza alle autorità competenti che non vengano aperti, nei pressi delle scuole e degli oratori, ritrovi per il gioco di azzardo. E poi il bullismo becero, praticato, purtroppo, da tanti nostri giovani, spesso senza scolarizzazione e abbandonati al loro destino. E’ il segno di una cultura volgare e violenta che non rispetta i deboli e gli indifesi, ma è anche il segno di una gioventù demotivata, frustrata e senza ideali. Giovani da recuperare, perché nessuna vita è inutile e perché il loro cuore è ancora buono; ci appartengono e sono persone e figli di Dio, anche se violenti; sono parte del domani della società e della Chiesa.
Grande dolore ancora ci viene dal dilagante, triste e orrendo fenomeno del femminicidio, che lascia tutti sgomenti per la efferatezza e la frequenza con cui si verifica. La violenza contro le donne, spesso consumata in famiglia e sotto gli occhi dei figli. Sono tragedie immani che feriscono profondamente la nostra sensibilità e scuotono la società intera. Sembra anche superfluo ricordare che la Chiesa da sempre è schierata in difesa della donna, della sua dignità e del suo ruolo insostituibile nella società, nella famiglia, nell’educazione, nel lavoro e nel mondo ecclesiale. Ma purtroppo questo non può bastare, perché c’è un problema culturale da affrontare, c’è da vincere concezioni ancestrali, c’è da diffondere sentimenti di amore contro la passione, c’è da educare ad un rispettoso rapporto di genere. E questo deve essere compito delle diverse componenti della società. Nel ricordare queste tragedie umane e sociali questa sera la Chiesa di Napoli rinnova e conferma massima apertura agli uomini e alle donne di buona volontà per riprendere il cammino di speranza verso la Pasqua e annunciare, con voce forte e ferma, che la dignità della persona umana è sacra, che la vita, in tutte le sue fasi, è dono prezioso di Dio da difendere, da custodire e da promuovere e che ogni forma di violenza perpetrata contro l’uomo è colpa grave contro l’umanità.
Affidiamo alla Madonna Addolorata, venerata in questo quartiere con il titolo di Incoronata Madre della Consolazione, le tante vittime innocenti e i nostri fratelli ottenebrati dal gioco, dalle tossicodipendenze e dalla violenza.
Maria ci ottenga dal suo Figlio Crocifisso e Risorto consolazione e forza per impegnarci sempre più nella lotta contro ogni violenza e ingiustizia e progredire insieme verso il bene comune. Auguro a tutti un santa e gioiosa Pasqua. E ‘a Maronna c’accumpagna!”.