Il Napoli Teatro Festival Italia 2019 incontra la scena creativa francese. Sono stati illustrati stamattina, a Palazzo Farnese di Roma, gli undici spettacoli del Festival che andranno in scena grazie alla collaborazione attivata tra la Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, e la Francia in scena, stagione artistica dell’Institut français Italia, realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut français e della Fondazione Nuovi Mecenati.
Particolarmente significativo, in questa dodicesima edizione del NTFI (dall’8 giugno al 14 luglio), diretta per il terzo anno da Ruggero Cappuccio, sarà dunque lo spazio dedicato ad artisti francesi o rifugiati in Francia dalla Siria e altri paesi, i cui lavori saranno accolti a Napoli nell’ottica dello sviluppo di un progetto di cooperazione interculturale che sostenga la libertà di espressione.
Un filo rosso che collega la Siria del passato con il tragico scenario del presente sarà tracciato da artisti, ormai in esilio in Francia, come lo scrittore e regista Wael Ali, il drammaturgo Wael Kadour, i danzatori del Collectif Nafass di Nidal Abdo. L’ampio sguardo sulle nuove visioni della scena artistica post- migratoria in Europa si allarga a Mohamed El Khatib, artista francese di origini marocchine, ideatore del collettivo Zarlib; agli eclettici lavori dell’artista francese Phia Ménard e della compagnia Carabosse, alla danza del coreografo francese figlio di minatori di origine italiana Alexandre Roccoli, passando per la formazione di giovani stranieri che vivono a Napoli, attraverso un laboratorio a cura di Julie Kretzschmar, fino al tema dell’oppressione subita dalle comunità indigene del Canada affrontate dal regista Robert Lepage, con gli attori del Théâtre du Soleil diretto da Ariane Mnouchkin.
GLI SPETTACOLI PROGRAMMATI IN COLLABORAZIONE CON LA FRANCIA IN SCENA
In prima assoluta Sous un ciel bas di Wael Ali (21 e 22 giugno – Sala Assoli), scrittore e regista siriano classe 1979, porta in scena il personaggio di Jamal, un documentarista siriano quarantenne, che vive in Francia da diversi anni, ossessionato dalla perdita del proprio passato.
Wael Kadour è invece il drammaturgo e regista siriano, rifugiato in Francia, che con Cronache di una città senza nome (20 e 21 giugno – Galleria Toledo) racconta la storia vera di una donna suicidatasi a Damasco nel 2011, mettendo in luce la violenza intrinseca a un sistema politico, economico, religioso, instaurato e perpetuato da decenni.
Dopo la rivelazione al Festival di Avignone 2015, arriva Napoli Finir en beauté (25 e 26 giugno – Sala Assoli) di Mohamed El Khatib, artista francese di origini marocchine, ideatore del collettivo Zarlib, luogo di incontro e ricerca di performer, danzatori, cineasti, musicisti di formazione e orizzonti diversi. Kanata – Épisode I – La Controverse (28, 29 e 30 giugno – Teatro Politeama), è lo spettacolo in prima nazionale, per la regia di Robert Lepage con gli attori del Théâtre du Soleil diretto da Ariane Mnouchkin , che ripercorre duecento anni della storia del Canada, per raccontare le oppressioni subite dagli indigeni: il lavoro ha debuttato nel dicembre 2018 al Cartoucherie dopo una lunga polemica – che ne aveva bloccato le prove – sollevata da un gruppo di intellettuali autoctoni in protesta contro il non coinvolgimento in scena di artisti della comunità indigena.
L’eclettica artista francese Phia Ménard, fondatrice della compagnia Non Nova, presenta la sua nuova performance Contes Immoraux, Parte 1: Maison mère (3 luglio – Teatro Politeama), creazione che immagina una casa di protezione per l’Europa e costruisce un villaggio Marshall a dimensioni reali, in cartone. Uno sguardo alla Siria del passato, riproposto in danza dai ballerini sirio- palestinesi del Collectif Nafass, in esilio in Europa, è al centro di Et si demain (17 giugno – Teatro Nuovo), del coreografo Nidal Abdo. Con Hadra (2 e 3 luglio – Museo Diocesano /Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia), solo creato nel 2017 al Musée de l’Histoire de l’Immigration, il coreografo francese figlio di minatori di origine italiana Alexandre Roccoli si concentra invece sulla potenza del desiderio di danzare traendo ispirazione dalle danze diffuse in Marocco delle confraternite gnawa, ma anche in certe culture contemporanee urbane, dall’hip hop alla musica house. Roccoli è anche il direttore artistico di Di Grazia (dal 27 giugno al 1 luglio – Museo Diocesano /Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia), progetto coreografico e multimediale, che si presenta come un’autopsia delle rappresentazioni del corpo femminile nel bacino del Mediterraneo. Il Mare ha cambiato colore (prova aperta 19 giugno – Palazzo Fondi), è il laboratorio a cura di Julie Kretzschmar, realizzato con la collaborazione del fotografo Bruno Boudjelal, basato sulla messinscena di vissuti e storie di migrazione e rivolto a giovani stranieri che vivono a Napoli. Arricchita dai numerosi viaggi intorno al mondo, la Compagnia Carabosse realizza Par les Temps qui courent… (21 e 22 giugnio – Real Sito di Carditello), un lavoro frutto dell’incontro tra i diversi membri del gruppo: uno spettacolo senza nazionalità, se non quella del viaggiatore dallo spirito aperto e disponibile. Spazio anche alle mostre con l’installazione interattiva Dans un jardin je suis rentrée (dall’8 al 22 giugno), realizzata dalla scenografa Bissane Al Charif (Palestina-Siria) insieme all’attrice e regista libanese Chrystèle Khodr e al regista siriano Waël Ali, che indaga le esperienze sessuali e la loro relazione con i cambiamenti del periodo postbellico.