Pier Paolo Pasolini scrisse: «Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro».
Eppure questa frase suggerisce un doppio fondo: la possibilità di adoperare il calcio per sondare il sacro che il teatro consente di resuscitare.
La nostra unica fede di Gennaro Ascione con Lino Musella e le musiche di Marco Vidino, in scena a Capodimonte per il Napoli Teatro Festival racconta la fervente passione dei napoletani per il mondo calcistico e la propria squadra.
L’attore in scena, interpretato da Lino Musella, officia un rituale, ispirato al Canto di Circe.
Il Cardinale di Napoli padroneggia uno scongiuro potente che interpella le divinità di quattro pantheon: maradoniano, cristiano, greco e satanista.
Lo scudetto si potrebbe perfino vincere, un giorno, purché i fedeli mostrino la propria natura profonda. Come di fronte alla vittoria o alla sconfitta, alla paura, al denaro, all’isolamento, alla crisi.