giovedì, Aprile 25, 2024
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Omicidio Caiafa, per il Giudice il poliziotto sparò per difesa

L’omicidio del 17enne napoletano, Luigi Caiafa, non fu un’esecuzione da parte del poliziotto che fece fuoco.

L’agente di polizia sparò per difendersi da una situazione di reale pericolo, quella notte del 4 ottobre di un anno fa.

Ecco perché il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli ha accolto la richiesta di archiviazione da parte del pm che porta avanti le indagini, su quanto avvenne ad angolo tra via Marina e via Duomo, quando Luigi Caiafa e il complice Ciro de Tommaso a bordo di uno scooter rubato tentarono un rapina ai danni di alcuni ragazzi che si trovavano all’interno di un’auto.

Le telecamere di videosorveglianza ripresero l’arrivo della polizia e il conseguente conflitto a fuoco, nel corso del quale il 17enne venne ucciso.

I poliziotti estrassero le armi dopo aver visto i rapinatori arma in pugno, poi la pistola risultò essere finta.

Il poliziotto indagato sparò tre colpi, uno dei quali raggiunse Caiafa.

Dal giorno della vicenda, la storia tra le più tristi della cronaca nera cittadina degli ultimi si anne si riapre con cadenza periodica soprattutto dopo le polemiche per la cancellazione del murale dedicato al ragazzo morto e soprattutto dopo che il padre di Luigi Caiafa, Ciro, venne ucciso in un agguato di camorra in un basso di Sedil Capuano due mesi dopo la morte del figlio. L’agguato era avvenuto nella stessa strada dove viveva la famiglia Caiafa e dove amici e familiari avevano voluto dedicargli un murale, poi cancellato dopo un intervento della prefettura di Napoli che aveva generato non poche polemiche.

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