Nella nottata odierna, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di nove persone (otto in carcere e una ai domiciliari) ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché porto e detenzione di armi da fuoco, anche alterate, con relativo munizionamento; trattasi di reati commessi prevalentemente nell’agro di Maddaloni (CE), tra il 2017 e il 2019, e aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso” perché realizzati avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà, di cui all’art. 416 bis c.p., nonché al fine di agevolare l’organizzazione camorristica di appartenenza per affermarne la supremazia sul territorio.
Gli elementi probatori alla base dell’emissione della misura sono stati acquisiti nell’ambito di un’indagine che, sviluppata dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, con il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha permesso di far luce sulle più recenti dinamiche macro-criminali dell’area maddalonese, in particolare sull’odierna articolazione dei sodalizi di stampo camorristico che, nei decenni, si sono succeduti e rigenerati.
In tale contesto, è venuto ad evidenza il ruolo predominante assunto dal pregiudicato D’ALBENZIO Salvatore, figlio di Domenico detto ‘o faraon, il quale aveva coalizzato attorno a sé una serie di pregiudicati, tra cui SPALLIERI Palladino, suo braccio destro, e AMATO Giuseppe, APOSTOLIE Lidia Maricela, DI CICCO Ernesto, DI VICO Antonio, MASTROPIETRO Antonio, RUSSO Vincenzo e FIORILLO Achille, che direzionava sia nel settore delle estorsioni, in pregiudizio di imprenditori ed esercizi commerciali, sia nell’ambito degli stupefacenti.
Da ciò lo sviluppo dell’indagine che, forte degli esiti di attività tecniche di intercettazione, telefonica e ambientale, ma anche di investigazioni “tradizionali”, quali appostamenti, pedinamenti e perquisizioni, ha restituito l’immagine di un sodalizio camorristico pienamente operativo sul territorio maddalonese, nonostante i colpi subiti e l’evidente crisi economica che ha pressoché paralizzato ampi settori produttivi, a cominciare da quello edile.
Impiegando il “brand D’Albenzio”, infatti, temutissimo sul territorio di Maddaloni fin dagli anni ’80, al tempo della comune militanza di D’ALBENZIO Clemente “Mintuccio” con i germani Salvatore e Domenico BELFORTE nella N.C.O. di Raffaele CUTOLO, Salvatore D’ALBENZIO è stato in grado di gestire, nonostante fosse ristretto agli arresti domiciliari, attività estorsive e spaccio di droga, facendo leva sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e sulla conseguente condizione di assoggettamento e omertà in cui versa quel contesto sociale. È stata documentata, infatti, la commissione di molteplici delitti in materia di stupefacenti e connessi alle armi, ma soprattutto il tentativo di D’ALBENZIO Salvatore e SPALLIERI Palladino di imporre sull’area maddalonese il monopolio nel remunerativo settore dell’installazione di apparecchi automatici per la distribuzione di caffè, snack e bevande. Allo stesso tempo, è stata documentata la commissione di svariate condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti dell’area, realizzate col cosiddetto metodo delle tre rate: “Natale, Pasqua e Ferragosto”.
Al riguardo, è stato anche registrato il “cambio di strategia” della compagine, tradottosi sia nella riduzione delle cifre di denaro pretese, sia nel prelievo, presso gli esercizi commerciali taglieggiati, di beni funzionali alle proprie esigenze. Lo spaccato che ne è derivato è quello di un sodalizio sempre in grado di “cambiare pelle” e, quindi, di adattarsi alle contingenze del momento pur di sopravvivere, anche in tempo di crisi, ma comunque pronto ad imporsi con la violenza e l’intimidazione propria di chi ha potuto sempre contare sull’utilizzo del pedigree criminale della famiglia D’ALBENZIO.
Terminati gli atti di rito, gli arrestati – ad eccezione del RUSSO, ristretto ai domiciliari – sono stati associati alle Case Circondariali competenti, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.