Oshimen da impazzire, il Napoli piega la Roma e allunga in classifica

Spalletti vince per la prima volta una partita contro Mourinho

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Ci sono due calciatori nel campionato italiano che praticano un altro sport, si tratta di Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osihmen. Due atleti, che donano al calcio la loro grazia esplosiva, il loro genio e la loro meravigliosa anarchia: il destino vuole che entrambi vestano la maglia del Napoli. Due punti fermi, nonostante la liquidità di pensiero di Spalletti, dai quali questa squadra non può prescindere se vuole realmente aggiungere un additivo esplosivo alla sua propulsione. Il gol del nigeriano platinato alla Roma e, nel contempo, velocità, armonia e follia del gesto, davanti al quale portiere e difensore devono solo inginocchiarsi. Le piroette, le finte, l’ondeggiare del 77, sono tormento per l’avversario ed estasi per chi lo guarda. E’ vero, il Napoli è una squadra che ha la dote di essere tale, ovvero creata per giocare seguendo un dettame tattico a cui tutti si rifanno, con la dote di essere talmente convinta di ciò che è chiamata a fare, che l’esito finale appare quasi scontato. Di questo, più che Spalletti o l’ambiente partenopeo, ha assunto una rapida consapevolezza quel diavolo di Mourinho, conscio di avere un solo modo per affrontare gli azzurri: provare a imbrigliarli, provare a rompere ogni schema, interrompendo le linee di passaggio in una zona di campo che consentisse la ripartenza. Ma per far questo occorrevano alcune doti, tra tutte la pazienza, la forza e il coraggio. La forza, talvolta anche brutale, messa sul terreno di gioco non è valsa per avere ragione della consistenza dell’avversario, quanto al coraggio quello è mancato. Dal primo minuto. Ma non al Napoli che, al contrario è apparso determinato a conquistare il bottino pieno. Come ha fatto. Lo scontro a distanza tra Mou e Spalletti l’ha vinto il toscano, che per la prima volta può sorridere dopo avere incontrato il portoghese. Ma Spalletti ora dovrà essere capace di continuare a tenere le fila di un gruppo ampio e voglioso, dove le gerarchie si stanno definendo sul campo, dal quale non si può prescindere. A meno che non si voglia fare della filosofia, materia che applicata al calcio, normalmente, sfocia nel ridicolo.