Pompei, la città che nel 79 d. C. fu sommersa dalla forza distruttrice del Vesuvio, oggi tra i siti archeologici più visitati al mondo, continua a riservare stupore. A 270 anni dalla sua scoperta, ancora emergono segreti seppelliti sotto l’imponente coltre di ceneri e lapilli.
Lo studio archeologico della città antica sembra non fermarsi, tanto da spostare la sua attenzione su un’area del Parco pressoché poco nota, la Regio V.
Lasciata nell’ombra dal dopoguerra, è stata di recente oggetto di un nuovo scavo, il cosiddetto “cuneo”. Quest’ultimo, posto tra la Casa delle Nozze d’Argento e la Casa di Marco Lucrezio Frontone, rappresenta una superficie di mille mq e rientra nel grande Progetto Pompei; il termine dello stesso, secondo quanto attesta il Direttore Mauro Cipolletta, è stato previsto per l’anno 2020 per un costo complessivo di circa 8,5 milioni di euro.
I primi scavi hanno dato alla luce ambienti pubblici e privati appartenenti, probabilmente, all’alta società romana di primo secolo dopo Cristo. Nello specifico, sono state rinvenute due domus dalle pareti riccamente affrescate con decorazioni su fondo rosso; una delle due già ribattezzata come Casa dei Delfini, in riferimento alle raffigurazioni di questi ultimi riemerse.
I lavori di cui sopra, stanno, inoltre, lentamente dando vita ad un gran numero inatteso di reperti, quali frammenti di stucchi e di anfore rimasti sepolti per secoli nelle viscere della terra. Recuperati anche gocciolatoi in terracotta a testa di leone, monete, oggetti di vetro, tegole; briciole di storia che ci aiutano a ricostruire la vita quotidiana di una città tragicamente ridotta a brandelli.
È bene chiarire, inoltre, che questo scavo nasce da un’esigenza di messa in sicurezza; una premessa fondamentale per rafforzare il senso di tutela e valorizzazione dell’area in questione, segnata in passato da irruenti crolli.
Il progetto prevede, pertanto, di rimodellare interamente il profilo della zona non scavata al fine di preservarla e al contempo di scoprire una nuova parte dell’antica città sommersa. Lo stesso direttore del Parco archeologico, Massimo Osanna, ribadisce come sia infatti necessario continuare a scavare per salvare la città e proseguire in questo incredibile viaggio nel tempo per essere catapultati sensorialmente in un’altra epoca storica.