sabato, Aprile 27, 2024
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Protesta davanti sede Rai di Napoli, parlano i manifestanti

Tra i partecipanti alla conferenza anche Giulia ragazza palestinese che ha raccontato cosa sta succedendo a Gaza e in Palestina

Protesta davanti sede Rai di Napoli, parlano i manifestanti

Dopo la manifestazione pacifica sfociata in tafferugli con la Polizia di Stato ieri mattina davanti la sede della Rai a Napoli, stamane conferenza stampa del collettivo e degli organizzatori del sit-in.

Una reazione esagerata quella dei celerini che hanno ferito diversi ragazze e ragazze che ieri con uno striscione tra le mani avevano deciso di protestare dopo il comunicato dell’amministratore delegato della Rai letto nel corso di Domenica In da Mara Venier.

A Villa Medusa un momento di confronto con la stampa per chiarire cosa è successo ma anche per annunciare la partecipazione alla manifestazione di Milano del prossimo 23 febbraio a Milano.

Dario Oropallo, militante del laboratorio politico Iskra ai nostri microfoni:

“Non ci stupisce di vedere il volto dello Stato, della repressione che conosciamo assai bene, però ci è incredibile come questo diventi evidente quando si toccano degli interessi, quando si decide di rompere un muro di gomma, un muro che sta facendo passare nel silenzio, un vero e proprio genocidio. Un muro per cui un giorno ci verranno chieste risposte, ci verrà chiesto dove eravate quando il popolo palestinese moriva”.

Il racconto di cosa accade a Gaza

Tra i partecipanti alla conferenza anche Giulia ragazza palestinese che ci ha raccontato cosa sta succedendo a Gaza e in Palestina:

“Io ho diversi amici che hanno visto tutta la loro famiglia, hanno perso praticamente tutta la loro famiglia, i membri della famiglia a Gaza. I miei parenti che non vivono a Gaza ma nel resto della Palestina sono completamente bloccati, non hanno la possibilità di andare al lavoro, per esempio di spostarsi in altre città. L’occupazione si manifesta anche in quello: cioè nel fatto di privare la popolazione palestinese della possibilità di andare al lavoro, di andare a scuola, di vivere una vita che dovrebbe essere, diciamo che dovrebbe essere degna di essere chiamata tale”.

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