Protesta in piazza dei lavoratori Usb dopo perquisizione in sede Roma

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Protesta in piazza dei lavoratori Usb dopo perquisizione in sede Roma. Si sono radunati con pistole ad acqua e uno striscione con la scritta “Carabinieri perquisiscono la sede Usb di Roma. Un atto grave e un’assurda provocazione. Non cederemo a minacce e intimidazioni”. Così l’Usb di Napoli ha protestato oggi davanti alla Prefettura partenopea contro la perquisizione dei carabinieri nella sede principale di Roma, dove è stata trovata una pistola.

LA PROTESTA DEI LAVORATORI USB A NAPOLI

“E’ la nostra reazione – spiega Enzo De Vincenzo, uno dei membri dell’esecutivo nazionale Usb – a quello che definiamo una provocazione, perché il momento politico consente una provocazione nei nostri confronti: in questo momento c’è stata una questione legata alla ripresa delle lotte che proviamo a mettere in campo, verso la manifestazione operaia nazionale del 22 aprile. Una manifestazione in cui esprimiamo il nostro no alla guerra, il sì alla pace e in cui i lavoratori di Usb in prima persona stano bloccando il traffico di armi che mandano verso l’Ucraina perché questo incrementerebbe il livello di scontro e non alimenterebbe la pace. Chi dice queste cose è considerata evidentemente una voce fuori dal coro e non va ascoltata ma isolata”.

DE VINCENZO: “E’ STATA UNA PROVOCAZIONE”

De Vincenzo sottolinea anche che “la provocazione nei nostri confronti è che arrivano i carabinieri a colpo sicuro – dice – andando direttamente a prelevare una pistola in uno sciacquone avvolta nel cellophane, a colpo sicuro, dicendo anche a chi apparterrebbe dopo una segnalazione telefonica. Pensiamo che questa provocazione sia solo perché l’Usb sta dimostrando di essere un’organizzazione sindacale che sta sul pezzo, che sta facendo battaglia contro il Governo Draghi e contro le guerre in generle. Pensiamo che a questo punto bisogna a maggior ragione manifestare per i diritti e la democrazia in questo Paese”.

LO SCIOPERO COME ARMA DI DIFESA

Una protesta che al commento “armata”, De Vincenzo risponde chiaramente: “La lotta armata? L’unica arma che abbiamo è lo sciopero e lotta dei lavoratori. Che fa molto più male delle cosidette lotte armate. Perché significa muovere decine di migliaia di lavoratori per gli atteggiamenti aggressivi nei confronti dei poveri. Siamo davanti a un complotto ai danni del sindacato e di chiunque oggi in questo Paese vuole rispondere in modo diverso a certe decisioni del Governo. Si finanziano armamenti e non si finanzia la povera gente, non si finanzia la possibilità di dare lavoro sicuro alle persone”.