Quindici sbarchi in soli tre anni. Quello che si vede nelle immagini del Molo Manfredi è l’ultimo in ordine di tempo ma sicuramente ce ne saranno altri. I disperati che attraversano il mare che divide l’Africa dall’Italia questa volta sono 986, la maggior parte dei quali uomini ma con loro anche 133 bambini. La nave norvegese Siem Pilot li ha portati i terra campane.
Una ragazza di vent’anni, proveniente dall’Eritrea, invece, non ha potuto realizzare il sogno di una vita migliore. Recuperata già cadavere su un barcone, infatti, è sbarcata dalla nave avvolta in un sacco nero per poi essere chiusa in una bara di metallo.
In 500 resteranno in Campania, cento andranno in Emilia Romagna, altrettanti in Piemonte e in Abruzzo, cinquanta in Toscana e altrettanti in Molise, Marche, Basilicata. Quasi tutti scalzi, affamati e senza nessun oggetto che gli potesse ricordare la loro terra. Qualche sorriso, inconsapevole, arriva solo dai bambini che mandano baci e salutano i volontari, tenendo stretto un pupazzo di peluche o un album da colorare.
Provengono da Eritrea, Costa d’Avorio, Pakistan, Marocco, Ghana, Gambia, Senegal, Tunisia, Siria, Etiopia, Sudan, Nigeria, Bangladesh, Guinea, Libia, Mali. Quella parte di mondo in cui la disperazione, la fame e la guerra sono la molla che spingono le persone a rischiare la vita pur di sperare di sopravvivere alla tragedia.
Otto persone sono state condotte in questura dalla squadra mobile della polizia di Stato diretta dal vicequestore Tommaso Niglio .Tra queste persone ci potrebbero essere gli scafisti, ma la loro posizione è ancora al vaglio degli inquirenti.