Ripartire dopo l’emergenza, alla Camera di Commercio di Napoli incontro con Federsociale

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“Le aziende si salvano con la liquidità. Le banche non devono fare beneficenza, ma attenersi alla garanzia dello Stato. Si nascondono dietro ai lunghi tempi di attesa in caso di mancato pagamento da parte di un’impresa, ma è un problema che non deve interessare le aziende, ma gli istituti di credito e il governo nazionale. L’esecutivo sblocchi la liquidità e mandi soldi alle imprese o saranno costrette a chiudere, e allora avremo problemi disoccupazione, di Pil e tante altre criticità”.
Queste le parole di Ciro Fiola, presidente della Camera di Commercio di Napoli, al termine dell’incontro con gli imprenditori del settore socio-sanitario aderenti a Federsociale e al comitato delle RSA (residenze sanitarie assistenziali) che si è svolto oggi a piazza Bovio.
“Di errori ne sono stati fatti, partendo dall’elargire fondi a pioggia. La realtà dei fatti è che l’Italia non ha soldi. I 100 miliardi messi a disposizione con i due decreti – ha aggiunto Fiola – sono un debito che ci troveremo poi a dover pagare. Mi auguro che fondi europei in arrivo vengano utilizzati bene per la ripartenza, non per scopi assistenziali, il che sarebbe grave. Con l’assistenza non ci sarebbe continuità: questi fondi vanno investiti nelle aziende che hanno duratura e possono garantire posti di lavoro”.
Un confronto aperto relativo alle grandi problematiche che il settore sta vivendo in periodo di Covid 19.
Per Salvatore Isaia, presidente di Federsociale e dell’Osservatorio Regionale della terza età, servono aiuti concreti per supportare gli imprenditori: “Il presidente Fiola ha accolto la nostra richiesta di apertura di un tavolo istituzionale permanente per discutere della problematica relativa all’accesso al credito per le Pmi. Abbiamo presentato una serie di proposte e un progetto che in fase di valutazione per attivare il ‘call center della solidarietà’. Chiediamo interventi seri e concreti per aiuti immediati alle nostre imprese”.
“Il governo – ha sottolineato Isaia – ci ha lasciati soli. Le nostre aziende sono in difficoltà e le banche non erogano le somme indispensabili per fronteggiare l’emergenza economica. Nonostante la riduzione del lavoro, abbiamo scelto di non chiedere la cassa integrazione in deroga per garantire uno standard qualitativo elevato, confermando la presenza di tutti i dipendenti che hanno assicurato assistenza sanitaria h24 e consentendo il contato con i familiari, seppur in maniera virtuale per rispettare le norme sul Covid-19. Il nostro comparto rappresenta il 5% del Pil nazionale, solo in Campania occupa 5mila persone. Abbiamo anche dovuto fare un ulteriore investimento, senza avere aiuti, a nostre spese, per eseguire i prelievi su tutti i nostri operatori per garantire la sicurezza a tutto il settore”.