Colpo di scena, degno di un film d’azione, al processo sulla scomparsa di Antonio Russo e Vincenzo Cimino, in corso nello stato messicano di Jalisco: Linda Guadalupe Arroyo, la poliziotta imputata insieme con i colleghi Salomon Adrian Ramos Silva ed Emilio Martines Garcia per la “sparizione forzata” dei due dei tre italiani, di cui si sono perse le tracce in Messico il 31 gennaio 2018, durante una pausa dell”udienza, è fuggita con il marito a bordo di un’auto.
Il giudice, constata l’assenza della donna alla ripresa del processo, ha emesso un ordine di cattura.
La poliziotta, come anche gli altri agenti, era in “libertà controllata”. La pausa, di tre ore, è stata decisa alle 4.30 ora italiana dal giudice, in vista delle discussioni degli avvocati, preludio alla sentenza. Il processo è stato sospeso.
“Ciò che è accaduto rasenta l’incredibile, tutta questa storia, sin dall’inizio, è sembrata tratta dalla sceneggiatura di un film, ma purtroppo è realtà”. Così, l’avvocato Claudio Falleti, legale delle famiglie Russo e Cimmino, ha commentato la fuga della poliziotta imputata in Messico per la sparizione di Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, due dei tre italiani, di cui si sono persi le tracce il 31 gennaio 2018, nel Paese centroamericano. “Questi lunghi ed estenuanti giorni di processo (nove finora, ndr) – continua Falleti – hanno dato i loro frutti in quanto molte delle prove ammesse e formate sono inconfutabili, in ultimo la fuga di uno degli imputati stile Hollywood verosimilmente decisa con l’avvicinarsi della condanna che non depone a favore della difesa e non fa che rinforzare un coinvolgimento nei fatti che tutti gli imputati fino alla fine hanno cercato di negare”.
Al processo, ha testimoniato anche Francesco Russo, fratello e cugino di Antonio e Vincenzo, e figlio di Raffaele Russo (di quest’ultimo si erano perse le tracce diverse ore prima dei due giovani e il processo riguarda indirettamente la sua scomparsa). Secondo quanto si apprende dall’avvocato messicano che sta coadiuvando Falleti in questo procedimento giudiziario, in Messico, tra gli addetti ai lavori, non si parla altro: “E’ un processo storico – sottolinea il legale delle famiglie Russo e Cimmino – per la prima volta la ‘sparizione forzata’ (questo è il reato contestato, ndr) di tre cittadini italiani venduti da dei poliziotti ai narcos locali vede un tale dispiegamento di forze: 4 pm della Fiscalia (la procura messicana), 4 avvocati della difesa, 3 avvocati delle vittime indirette (i familiari degli scomparsi) dell’accaduto”.
“Purtroppo – evidenzia Claudio Falleti – siamo rimasti soli davanti a questo calvario che per una strana coincidenza si concluderà proprio oggi, venerdì santo”. Durante tutto il processo è stata offerta agli imputati la possibilità da dare qualche informazione sui tre italiani, fare sapere, qualora ne fossero a conoscenza, qual era il luogo in cui si dovrebbero trovare. “Mi auguro – conclude Falleti – che questi tre anni e due mesi di lavoro, sacrificio e di proteste non siano stati vani e che la giustizia faccia realmente il suo corso. I colpevoli devono pagare. Come ha detto Francesco Russo, durante la sua deposizione “noi vogliamo solo sapere dove sono Lello, Antonio e Vincenzo'”.