SuperVasco, il ritorno del re del rock al San Paolo: omaggio a Napoli e dedica a Pino Daniele

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Ci sono voluti più di 10 anni per rimettere la chiesa al centro del villaggio. Lo hanno atteso e, quando è stato il momento, hanno ripreso con lui il filo interrotto delle emozioni. I 56mila cuori che oramai non sono più da anni una combriccola ma un vero e proprio esercito si sono fatti rapire dal Blasco, nella notte finalmente magica del San Paolo, in una Napoli stordita e innamorata, pronta a riversare sul rocker di Zocca un amore capace di emozionarlo nel profondo. E lui, il Komandante dagli occhi blu come il cielo, ha ricambiato dedicando il concerto del “Live Tour 2015” napoletano a Pino Daniele. Un omaggio sincero, scandito con una dedica meravigliosa e un riferimento ai mille colori di una città capace di dividersi anche su un filo d’erba.
Un concerto, quello di ieri sera, aperto con l’energia di “Sono innocente”, brano di punta dell’ultimo album, ruggito al pubblico sull’onda energetica prodott dalla band, con le
chitarre di Stef Burns e Vince Pastano, il basso di Claudio Golinelli, la batteria di Will Hunt, le tastiere di Alberto Rocchetti, il sax di Andrea Innesto, la tromba di Frank Nemola e i cori di Clara Moroni. Due ore di rock e amore puro, sotto gli occhi compiaciuti del sindaco de Magistris e del fratello Claudio, ma soprattutto vissuti con intensità da tre generazioni di fans, affamati di Vasco. “Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio” si chiede il Komadante, che poi prende a provocare con la graffiante “Rewind”, un attimo prima di essere inondata da slip e reggiseni, lanciati sul palco con generosità. Il medley con le chitarre che accompagnano i sogni di una notte d’estate, ma anche la rabbia di “C’è chi dice no” urlato da tutti, prima di essere spediti in una dimensione onirica in cui “Sballi ravvicinati del terzo tipo” si confonde con una luna piena che pare godersi anche lei la serata. Con l’apoteosi finale di Sally”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata”, “Albachiara”, sognando di non dovere aspettare altri 10 anni per ballare col Blasco sul prato del “San Paolo”.