La guerra di Terrone contro l’Accademia della Crusca. Ovvero, come riproporre la questione meridionale conducendo una battaglia per vedere riconosciuta, da chi si erge a custode della lingua italiana, un’accezione diversa a un termine (in questo caso un cognome), usato comunemente come dispregiativo. Approda al Tribunale di Nocera Inferiore un atto di citazione dell’avvocato Antonio Cammarota, legale dell’ingegner Francesco Terrone, e con lui della Fondazione Francesco Terrone di Ripacandida e Ginestra e del Mespi (Movimento Economico Social Popolare Intereuropeo Indipendente). Cosa chiedono i convenuti all’Accademia della Crusca? Che si aggiunga alla definizione attuale, un riferimento “alla terra ricca ei latifondisti, dei feudatari, e quindi alla ricchezza, oltre ad essere un cognome i cui discendenti diedero lustro al’Italia Intera”.
Francesco Terrone, nativo di Mercato San Severino, esperienze in tutt’Italia e leader di un gruppo di aziende che operano sul territorio nazionale, dall’esperienza maturata in Lombardia ha tratto molti insegnamenti, ma anche qualche doloroso ricordo. Primo tra tutti la discriminazione, sia per la sua origine meridionale, che per quel cognome.
A settembre il primo atto in tribunale, per una vicenda che può sembrare un capriccio ma che al contrario porta con sé un carico di rivendicazioni che risale all’Unità d’Italia.