Erano arrivati al traguardo, a Venezia nel tentativo di battere il record di velocità off-shore da Montecarlo e Venezia, una navigazione ininterrotta di 22 ore, con una sola sosta per il rifornimento in Calabria, ma la cattiva sorte li stava aspettando. Sono morti così, schiantandosi contro la diga artificiale costruita per proteggere le strutture del Mose, tre dei quattro occupanti della imbarcazione. Tra di loro, l’ingegnere Fabio Buzzi, 76 anni di Lecco, proprietario di cantieri nautici, fornitore di barche per molti eserciti nel mondo e, soprattutto, espertissimo pilota di motoscafi.
L’incidente è avvenuto poco dopo le 21. Probabilmente l’equipaggio è stato tradito dalla velocità e dal buio. Non si è accorto che stava finendo contro la diga posta di fronte alla bocca di porta tra il Lido e Punta Sabbioni. Uno schianto terrificante. L’allarme è stato immediato, ma i soccorsi si sono rivelati inutili per tre dei quattro occupanti. In quel braccio di mare si sono precipitati mezzi dei vigli del fuoco e della Capitaneria di porto. Due persone decedute nello scafo praticamente affondato. Una terza ferita. E un disperso. Nonostante l’oscurità i vigili del fuoco sono riusciti a trovare in acqua anche il terzo corpo.
Il 12 luglio 2016 proprio Buzzi (nell’equipaggio anche Mario Invernizzi, Antonio Binda, Eric Hoorn e Stefano Gibelli) aveva stabilito il nuovo primato con il tempo di 22 ore 5 minuti e 42 secondi. Il precedente primato era stato stabilito da Invernizzi nel 2011 con “KeraKoll”, un’imbarcazione da competizione: aveva fermato il cronometro a 22 ore 13 minuti e 17 secondi, con una media di 51 nodi. Cinque anni dopo, quindi, Buzzi aveva fatto meglio di 7 minuti e 35 secondi, utilizzando l’imbarcazione FB60 “Ognitempo”, lunga 18 metri e progettata per operazioni di salvataggio e controllo marittimo con 2 motori MTU da 1600 hp. Era un prodotto del cantiere nautico FB Design fondato da Buzzi nel 1971. Un’eccellenza mondiale.