Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere, sindacati sul piede di guerra

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Non si placano le proteste all’indomani dell’emissione di misure cautelari nei confronti degli operatori del carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un’inchiesta della Procura sammaritana su presunte violenze durante le proteste dell’aprile 2020. Oggi i sindacati hanno organizzato un presidio all’esterno del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove sono reclusi otto agenti della penitenziaria in servizio al vicino carcere civile arrestati ieri dai carabinieri. Il segretario generale del sindacato degli agenti della penitenziaria, SPP, Aldo Di Giacomo, ha spiegato che “le misure cautelari non sarebbero consone alla realtà di quanto accaduto”.
Eppure fotografie, intercettazioni e testimonianze descrivono uno scenario terrificante. “Mi hanno ucciso di mazzate – racconta un detenuto, tra i 300 che sarebbero stati malmenato e che ha avuto la fortuna di uscire dal carcere il 10 aprile – , dal primo piano al seminterrato sono sceso con calci, pugni e manganellate. I poliziotti penitenziari hanno commesso un grande errore, non è così che si danno i segnali”. “Dopo gli arresti di ieri – prosegue – sono sollevato, li aspettavo da tempo. Ma ad oltre un anno di distanza ho ancora paura”.