venerdì, Aprile 19, 2024
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A Napoli, con Draghi arrivano 1,3 miliardi di euro: che fine faranno?

I disoccupati attendono il Premier in piazza con striscioni e slogan per il lavoro

A Napoli, con Draghi arrivano 1,3 miliardi di euro: ma che fine faranno? E’ la domanda che almeno tre categorie di napoletani si sta ponendo da settimane. Nella città agli ultimi posti per vivibilità, dove la macchina comunale è bloccata e il malaffare imperversa, dove andrà a finire questo fiume di denaro? Chi governa, Manfredi in testa, grazie al Patto per Napoli, può garantirsi la permanenza a Palazzo San Giacomo. Senza questa poderosa iniezione di denaro, il comune avrebbe dovuto dichiarare il default poco dopo l’insediamento.

IL PATTO PER NAPOLI

L’amministrazione ha l’obbligo di recuperare un quarto della somma ricevuta attraverso azioni proprie. Quelle annunciate sono: aumento dell’Irpef, valorizzazione del patrimonio immobiliare, riorganizzazione delle partecipate e aumento delle tasse aeroportuali. Accanto a questo è prevista una stretta sulla riscossione dei crediti (secondo le stime ad oggi sono 2 miliardi quelli vantati dal Comune). Come si può evincere si tratta di azioni, specialmente l’ultima, nelle quali le amministrazioni che si sono succedute hanno sempre fallito. Ora è il momento delle buone intenzioni e di presentarsi col grembiulino pulito davanti al professor Draghi. Da domani negli uffici di Palazzo San Giacomo inizierà la gara tra gli assessorati per accaparrarsi risorse. E la fila dei creditori che vorranno essere soddisfatti.
La seconda categoria di napoletani che si interroga su dove finiranno i fondi, rappresenta il popolo. Professionisti, commercianti, persone comuni, che stanno osservando con non poca apprensione ciò che accade. Ciò che si percepisce è che questi soldi arrivino per salvare un’istituzione che negli anni è stata incapace di rendere vivibile e produttiva questa città. Non se ne avverte la progettualità, la ricaduta sulla qualità della vita. Al contrario, sembra proprio che poi, a pagare il “prestito” siano proprio i cittadini. Già impegnati a risolvere piccole e grandi emergenze quotidiane, nella giungla metropolitana, ma che da domani rischiano di sentirsi solo più indebitati.

L’ALLARME CRIMINALITA’

La terza categoria, quella più famelica e pericolosa, è rappresentata dalla criminalità organizzata. Gli allarmi di questi anni lanciati dai magistrati in servizio sono chiari: la malavita si annida in ogni dove, finanche nelle istituzioni. E allora, chi metterà le mani sul tesoro che sta per arrivare a Napoli? Di sicuro l’impresa più organizzata in città è quella della camorra, che da secoli fa affari in barba a d ogni regola e inquina con la sua pervicacia ogni ingranaggio della vita cittadina. Da semplici criminali sono diventati colletti bianchi in grado di presentarsi con il volto pulito e le mani ben curate. Svelti di testa, capaci di sfuggire a ogni controllo, sono già seduti al tavolo dive si spartirà la torta. Su questo c’è poco da stare allegri. Se poi a questo aggiungiamo il fiume di denaro che verrà grazie ai fondi del Pnrr allora c’è poco da stare rilassati. Napoli si prepara alla più grande tempesta economico-finanziaria dal dopoguerra ad oggi, incapace nelle sue strutture pubbliche di gestire e governare. Dove bocce fameliche sono già spalancate, dove chi dovrà vigilare dovrà resistere alla seduzione del denaro. Insomma, dovrà riuscire dove tutti hanno già fallito.

 

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