I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Salerno, nei confronti di cinque indagati: Francesco Mogavero, 40enne, Enrico Bisogni, 51enne, Luigi Di Martino (detto “o’ Profeta”), 58enne, Francesco Mallardo, 68enne e Stefano Cerere, 47enne.
I primi quatto già erano detenuti per altre motivazioni. Il quinto, unico libero, era di fatto irreperibile fino al suo rintracciamento e arresto, che ha richiesto un particolare e costante impegno della Polizia Giudiziaria delegata all’esecuzione.
I cinque sono indagati per l’omicidio di Aldo Autuori, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose, eseguito a Pontecagnano Faiano la sera del 25 agosto 2015.
Le indagini, coordinate dalla DDA di Salerno, hanno permesso di individuare Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni i mandanti dell’omicidio e nei restanti tre gli organizzatori dell’agguato mortale.
Nel dettaglio, Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni, ai vertici del clan Pecoraro-Renna operante nella Piana del Sele, sono i mandanti che avevano decretato la morte di Autuori perché quest’ultimo, una volta uscito dal carcere, nel 2015, aveva allestito una serie di attività ritenuta di intralcio al predominio sul territorio del clan. Mogavero e Bisogni, in considerazione dei vecchi rapporti che legavano il clan Pecoraro-Renna al clan Cesarano, operante a Castellammare di Stabia, si sono rivolti a Luigi Di Martino, detto “o’ Profeta”, elemento apicale del clan Cesarano, per chiedere la collaborazione per l’esecuzione materiale dell’omicidio.
Luigi Di Martino, dunque, ha avuto il ruolo di intermediario tra i mandanti e gli esecutori materiali, in quanto a sua volta si è rivolto a Francesco Mallardo, capo indiscusso dell’omonimo clan, operante nella zona di Giugliano in Campania, che ha dato l’incarico per l’esecuzione materiale ad Antonio Tesone, alias “uomo della masseria”, e Gennaro Trambarulo, nei confronti dei quali però il Gip, non ritenendo il quadro gravemente indiziario, ha rigettato la richiesta misura cautelare.
Francesco Mallardo, reggente dell’omonimo clan, all’epoca dei fatti sottoposto al regime della libertà vigilata nel comune di Sulmona, dopo essere stato più volte contattato e raggiunto proprio a Sulmona da Luigi Di Martino, ha fornito a quest’ultimo la disponibilità dei suoi uomini per l’esecuzione del delitto.
Stefano Cecere, stretto collaboratore di Francesco Mallardo, ha fatto da tramite con Luigi Di Martino.
Il movente è da ricercare nella lotta per il controllo del settore dei trasporti, allora di forte interesse per il clan Pecoraro-Renna, di cui Mogavero e Bisogni erano ai vertici, settore in cui Aldo Autuori, dopo la sua scarcerazione, aveva tentato di reinserirsi senza “rispettare” la posizione di predominio ormai raggiunta dagli altri.
Le indagini hanno dimostrato il forte legame tra Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni con Luigi Di Martino (esponente di spicco del clan Cesarano), tanto da consentire loro di chiedergli l’aiuto per eseguire l’omicidio. Le indagini, infatti, hanno fatto emergere che Di Martino, a sua volta, si è rivolto, per il tramite di Stefano Cecere, all’epoca e fino a ieri libero, a Francesco Mallardo, capo dell’omonimo clan, e ai sicari di quel gruppo.
Di fondamentale importanza, ai fini della ricostruzione del grave quadro indiziario, sono state le informazioni e le fonti di prova tempestivamente trasmesse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli.
Le indagini hanno dimostrato come i vari clan in questione (quello dei Mogavero-Bisogni di Pontecagnano, quello dei Cesarano di Castellamare di Stabia e quello dei Mallardo di Giugliano in Campania) avevano allacciato strettissimi rapporti al fine di incrementare e consolidare il controllo sui rispettivi territori di competenza, scambiandosi reciproci favori, come nel caso dell’omicidio di Aldo Autouri.