Il ko contro la Fiorentina è di quelli dai quali difficilmente riesci a rialzarti. Se all’angolo poi c’è il tuo allenatore che, seppur per un solo momento, ha immaginato di gettare la spugna significa che stai messo male. Parallelismi tra calcio e boxe che servono solo a inquadrare con maggiore chiarezza il momento del Napoli. Due gol, uno per tempo, da parte di Chiesa e Vlahovic stendono la truppa di Gattuso. Che a fine gara, anziché ringhiare, sussurra: “Questa sconfitta non me la so spiegare. Alla vigila ero straconvinto che avremmo fatto una grande partita. E invece abbiamo toccato il fondo”.
I segnali, seppur timidi, di ripresa svaniscono nell’arco di 95minuti. In un San Paolo reso ancor più gelido dagli ampi spazi vuoti sugli spalti, oltre che dall’amaro sapore dell’ennesima sconfitta. Il pubblico, abituato negli ultimi anni, seppur con modalità diverse, a vedere una squadra protagonista, oggi percepisce l’amarezza di stagioni che si voleva dimenticare.
Il post Ancelotti è un incubo. L’arrivo di Demme e Lobotka, salutato coma un positivo innesto nella rosa, secondo Gattuso a questo punto potrebbe non essere decisivo: “Dobbiamo iniziare a diventare squadra, ora tattiche e teorie le dobbiamo mettere da parte”.
E martedì è già Coppa Italia contro la Lazio schiacciasassi, di nuovo al “San Paolo” in una serata che si annuncia di sofferenza e solitudine.