Il vescovo Battaglia apre il Sinodo della Chiesa di Napoli a piazza Garibaldi

La celebrazione, che si è svolta davanti a circa 500 persone composte dai tre cortei provenienti dalle chiese di Sant'Anna alle Paludi a corso Lucci, di San Pietro ad Aram all'inizio del Rettifilo e di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana.

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“Ora qui a Napoli serve una chiesa in cui si viva e si celebri vita di uomini e donne. Per questo desidero una chiesa che lavi i piedi a uomini e donne senza chiedere nulla in cambio, senza prezzo di credere in Dio o di andare in chiesa la domenica. Una chiesa realmente prossima e aperta ai poveri e a chi soffre”.
E’ questa la strada tracciata dall’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia che ha aperto il 31esimo sinodo nella città, celebrandolo nel nuovo anfiteatro di Piazza Garibaldi, luogo scelto perché porta della città davanti alla stazione ma anche luogo frequentato da tanti immigrati a Napoli e di notte usata come posto per dormire da chi è senza casa.

BATTAGLIA: “VOGLIO UNA CHIESA CHE LAVI I PIEDI A UOMINI E DONNE”

“Diamo inizio – ha detto Battaglia che parla ai cortei arrivati da diverse chiese della città – a quello che con entusiasmo chiamiamo via santa avventura di vangelo e frontiera di carità, pensando Penso alle parole di Papa Francesco a Firenze: ‘Mi piace una chiesa inquieta, ma vicina ad abbandonati, dimenticati e imperfetti. Una chiesa con volto di mamma che li accompagna e difende”. Battaglia parla dopo le testimonianze portate in quattro interventi, da un lavoratore di Whirpool sul lavoro perso, da una 19nne di Portici sulla evengelizzazione dei giovani, da una immigrata da Costa d’Avorio 20 anni fa che oggi si occupa degli immigrati a Napoli, di una coppia di età avanzata in amore.

LE TESTIMONIANZE DEI LAVORATORI E DEGLI IMMIGRATI

“Grazie a loro – afferma l’arcivescovo di Napoli – per le testimonianze e le provocazioni che ci danno forza per guardare Dio come costruttore di speranza, cominciando dalla periferia e da coloro che non ce la fanno. Dio non è nella rigidità, nel chiudersi, è nello sbilanciarsi nelle povertà di fame e di senso. Quindi la chiesa di Napoli riparta dalle periferie per ricomporre frammenti del mondo escluso, perché le nostre comunità hanno bisogno di una presa responsabilità condivisa, ora che i poveri ci sono e la pandemia e la guerra assurda rafforzano la consistenza di un sistema malato che produce solo morte”.

TRE PROCESSIONI HANNO PRECEDUTO LA CELEBRAZIONE

La celebrazione, che si è svolta davanti a circa 500 persone composte dai tre cortei provenienti dalle chiese di Sant’Anna alle Paludi a corso Lucci, di San Pietro ad Aram all’inizio del Rettifilo e di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. I cortei sono stati guidati dai tre vescovi ausiliari don Michele Autuoro, padre Franco Beneduce e don Gaetano Castello.