Percorsi individuali, ortoterapia e calcetto: così “La Scheggia” sconfigge le dipendenze

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Recuperare alla vita chi non pensava di avere un’altra chance. E’ il ruolo delle realtà che accolgono tossicodipendenti, persone dedite all’abuso di alcool o affetti da altre forme di fragilità patologica. Un percorso complicato che però, in provincia di Napoli, incrocia una piccola osai. L’associazione “La Scheggia” in via Madonna del Pantano, ospita 15 uomini che stanno percorrendo l’inferno. E li aiuta a vedere una luce in fondo al tunnel. Struttura residenziale convenzionata con l’Asl Napoli 2 è diretta da Clelia Esposito: “Il successo più grande – spiega – è poter contare oggi su ex “ospiti” che decidono di tornare come volontari per aiutare chi oggi sta compiendo questo complicato percorso”.
L’ortoterapia, il laboratorio di pasticceria, la palestra, la possibilità di giocare a calcetto, rappresentano piccole tappe di un percorso che necessita di sostengo e cura. Come conferma lo psicoterapeuta Giorgio Troiano: “Il denominatore comune per questi uomini – sottolinea – è la carenza patologia di affetti, di amore. Il primo passo per recuperare una persona che affronta questo inferno è l’onestà della condivisione”.
L’età di chi sprofonda nel baratro della droga si abbassa sempre di più. La Campania è in linea con il trend nazionale che racconta di ragazzi, adolescenti, che iniziano a provare. Per poi finire in una condizione di patologia. Per questo occorrono percorsi ad hoc. Che nelle strutture de “la Scheggia” vengono identificati anche con il supporto della sociologa Maria Vassallo.