Osteoporosi e malattie endocrine e metaboliche, il triste primato della Campania

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Le ipercalcemie, le malattie rare endocrinologhe, l’ipogonadismo e la disfunzione erettile, la fertilità e le malattie delle surrenali, 10 domande sul calcio e la vitamina D, E ancora il trattamento dell’osteoporosi su cui interverrà Claudio Marcocci dell’Università di Pisa, uno dei massimi esperti in materia), oltre che lo specialista dell’unità di endocrinologia del Cardarelli Vincenzo Novizio) e le malattie della tiroide che ha visto impegnato Francesco Scavuzzo primario di encdocrinologia del Cardarelli. E infine la colesterolemia e la malattia coronarica, come cause di infarto del miocardio e della sindrome coronarica acuta e dello scompenso cardiaco. Sono alcuni dei temi affrontati a Palazzo Alabardieri a Napoli in due giorni di studio ai massimi livelli scientifici dedicati alle malattie endocrino metaboliche. Presidente del Corso di aggiornamento è Gaetano Lombardi. Responsabili scientifici Raffaele Giannattasio (endocrinologo della Asl Napoli 1), Vincenzo Novizio e Francesco Scavuzzo. Coordinatore scientifico Silvio Settembrini. Tra gli interventi da segnalare quello di di Maurizio De Palma primario chirurgo del Cardarelli esperto di tiroide  e Anna Maria Colao ordinario della Federico II e una delle massime autorità scientifiche che ha acceso i fari sulle anomalie scheletriche rare.

L’osteoporosi? E’ un vero killer delle donne anziane al pari dell’ictus e del carcinoma mammario. La progressiva fragilità delle ossa dopo la menopausa è una delle cause di disabilità e mortalità evitabili nelle donne dopo i 65 anni ma anche negli uomini.  Anche le fratture da fragilità causano disabilità complesse, morbilità, riduzione della qualità di vita, limitazione funzionale e inoltre quelle vertebrali e femorali aumentano il rischio relativo di mortalità: in particolare per le fratture di femore l’incidenza dopo i 65 anni è sostanzialmente sovrapponibile a quella per ictus e carcinoma mammario. E’ chiaro quindi che l’impatto economico di una patologia così diffusa è naturalmente molto elevato. La presenza di una frattura vertebrale costituisce un importante fattore predittivo nei confronti dell’insorgenza di ulteriori fratture vertebrali e di fratture di altri siti, e in particolare di femore.

“L’Italia – avverte Giannattasio – ha il più alto indice di invecchiamento del mondo e un costo annuo per le fratture del femore di 1,2 miliardi di euro. Dopo una frattura aumenta il rischio di mortalità”.

Malattie endocrine e metaboliche dunque: in Campania quasi un’epidemia legata agli stili di vita, alle cattive abitudini alimentari e anche all’esposizione agli inquinanti ambientali. Se la genetica pone le basi è infatti l’ambiente a determinare l’insorgenza di molte patologie.

“Le malattie rare scheletriche – conclude Colao – sono un gruppo eterogeneo di malattie ereditarie – spiega – che causano problemi della crescita e dello sviluppo. Le malattie che ne fanno parte si differenziano in base a caratteristiche cliniche, radiologiche e genetiche. Queste patologie hanno un impatto spesso devastante sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette. L’osteogenesi imperfetta, il morbo di Paget, il rachitismo resistente al trattamento con Vitamina D e l’ipofosfatasia sono solo alcune delle oltre 400 anomalie rare del sistema scheletrico che colpiscono i pazienti di tutto il mondo. La Campania è poi una regione ad elevata prevalenza di Malattia di Paget, una patologia cronica dello scheletro in cui le ossa sono più fragili e si associa ad una aumentata tendenza alla frattura. I pazienti con malattia di Paget di origine campana presentano una maggiore gravità della patologia in termini di numero di siti ossei colpiti e precocità di insorgenza”.