CoVfast, dalla Campania tampone in tre minuti

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CoVFAST”, dalla Campania un tampone che in soli tre minuti è in grado di rivelare se si è positivi o no al virus SARS-Cov-2. Un’innovazione che potrebbe aprire scenari rivoluzionari, abbattendo i tempi ed i costi e permettendo di rilanciare settori come quello turistico e dell’istruzione messi in ginocchio dal virus.
A brevettarlo in Italia l’equipe  di un’azienda campana, la Cosvitec, Centro di ricerca di alta formazione, che in collaborazione con il Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” dell’Università di Napoli Federico II, ha messo a punto un kit per il rilevamento rapido del virus estremamente vantaggioso e innovativo. Alla base c’è infatti una metodologia decisamente più rapida ed economica di quelle attualmente in uso, attraverso la quale sarà possibile effettuare screening di massa.
Il test rapido è infatti altamente sensibile, specifico, ed accurato e ha la stessa affidabilità dell’attuale tampone.
COME FUNZIONA CoVFAST il tampone in tre minuti. Covfast è un tampone naso faringeo che viene eseguito sul soggetto esattamente come il tampone classico, poi viene immerso in una soluzione colloidale che cambia colore solo in caso di positività al virus.
DIFFERENZE CON L’ATTUALE TAMPONE. Innanzitutto il tempo. Non serviranno più le classiche 48 ore per avere dei risultati, ma saranno sufficienti solo tre minuti.
Questo metodo è in grado di stabilire anche la carica infettante del soggetto. Se la carica infettante è molto alta, il test darà un risultato positivo anche in un solo minuto.
Altro fattore innovativo che lo rende di semplice utilizzo è che non necessita di strumentazioni, laboratori certificati e personale specializzato. Può essere eseguito infatti con una semplice provetta. Si tratta di una svolta rivoluzionaria, grazie a CoVFAST si potranno condurre facilmente screening di massa. Fino ad oggi un grande limite è stato rappresentato proprio dalle costose apparecchiature e dalla necessità di impiegare personale specializzato.
CoVFAST non necessita di siero, sangue o plasma.
Altro fattore rilevante è il costo irrisorio del test, molto inferiore rispetto a quello del tampone classico.
Sergio Bolletti Censi, direttore generale Cosvitec. “In questo lockdown mentre il mondo si è dovuto fermare noi abbiamo lavorato per mettere a punto una tecnologia altamente innovativa. Il tampone CoVFAST, efficace in soli tre minuti, si presta allo screening di massa. Potrebbe essere una rivoluzione, pensiamo al settore turistico in grande difficoltà, la ripartenza delle scuole a settembre, ma anche luoghi dove si possono creare assembramenti, concerti, eventi pubblici o sportivi. In soli tre minuti si può avere un risultato affidabile. Oggi le sinergie sono fondamentali, proprio come dimostra la collaborazione con il team del professor Velotta della Federico II. Con le dovute modifiche questo metodo si presta a trovare anche altri tipi di virus”, dichiara Sergio Bolletti Censi, direttore generale della Cosvitec.
Raffaele Velotta, professore di Fisica applicata Federico II. “Ci occupiamo da diversi anni di biosensori e l’emergenza che stiamo vivendo ci ha spinto a tentare di mettere a punto un sistema veloce che riconoscesse la particella virale (virione). Abbiamo così realizzato una soluzione colloidale di nanoparticelle d’oro che cambia colore in presenza del virus, una variazione abbastanza netta che può essere vista anche ad occhio nudo in caso di alta carica virale. Dopo alcuni test preliminari effettuati all’Ospedale Cotugno di Napoli grazie alla disponibilità offerta dai dott. Luigi Atripaldi e Roberto Parrella, insieme al prof. Giuseppe Portella del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali della Federico II abbiamo confrontato il nostro metodo con quello “ufficiale” basato su tecniche di biologia molecolare (PCR). Analizzando circa 50 tamponi di pazienti positivi e altrettanti di pazienti negativi abbiamo potuto stimare sensibilità e specificità entrambe superiori al 95%. La lettura dei circa 100 tamponi con un semplice spettrofotometro ha richiesto meno di due minuti. Naturalmente il lavoro non è finito, ma questi risultati sono molto incoraggianti e ci spingono a continuare una ricerca che sta entusiasmando tutti i partecipanti”.