Bradisismo a Pozzuoli, terremoto infinito: paura per la superscossa

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E’ un terremoto infinito, che non dà tregua, quello che caratterizza il bradisismo nell’area di Pozzuoli. Il supervulcano Solfatara ribolle a 6 chilometri di profondità, a due/tre chilometri dal suolo le rocce reagiscono spaccandosi e aumentando di volume. Le bocche del cratere, come quella dell’area dei Pisciarelli, alcune in fondo al mare, emettono in continuazione gas. Sono le sentinelle monitorate 24ore su 24 dagli studiosi dell’Osservatorio Vesuviano e dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia.
Anche stanotte la terra ha tremato. Alle il momento di maggiore “ciris”: due scosse, una di magnitudo 2.1 con epicentro nel Golfo di Pozzuoli a oltre 4 chilometri di profondità, l’altra di magnitudo 1.4 nella zona dei Pisciarelli… dopo 3 minuti.

LA CRISI DELLE STRUTTURE EDILIZIE

La popolazione inizia ad avvertire il peso della continua tensione. Gli abitanti di Pozzuoli, Bagnoli e dell’area di Agnano a Napoli, convivono con la paura di una rapida evoluzione. gli esperti hanno identificato due scenari possibili: l’evoluzione del fenomeno come avvenne tra il 1982 e il 1984 e la relativa attenuazione; quello più pericoloso lo scenario eruttivo. Al centro c’è la tenuta di abitazioni, scuole, ospedali, con edifici sottoposti a continue piccole sollecitazioni che rischiano di minarne la staticità

PROVE DI EVACUAZIONE

Il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha annunciato per metà ottobre l’organizzazione di prove di evacuazione. Sarà un test “a campione”, saranno coinvolte poche centinaia di persone. Nell’area interessata, tra la zona rossa e quella gialle, c’è buona parte della città di Napoli e numerosi comuni molto popolosi. Si tratta di centinaia di migliaia di persone che, se potranno contare su un eventuale adeguato preavviso, dovranno provare a rifugiarsi in altre regioni (anche con l’assistenza dello stato e un ristoro economico).

IL TIMORE DELLA SUPERCOSSA

L’evento più vicino a noi, rispetto al fenomeno del bradisismo di Pozzuoli, è avvenuto nel 1538 e provocò la nascita del Monte Nuovo. Uno scenario eruttivo che in 10 minuti provocherebbe distruzione e morte. Per questo motivo gli scienziati monitorano la camera magmatica, ora contenuta in un tappo di circa 4 chilometri di roccia. Se dovesse trovare una strada per la risalita impiegherebbe da pochi giorni a poche ore per esplodere. Il tutto sarebbe preceduto da scosse molto forti che potrebbero comunque mettere in ginocchio l’intera area. Si tratta di scenari “previsti” ma non annunciati. Allo stato le modificazioni chimiche delle emissioni gassose sono pari a zero, per cui non sta avvenendo alcuna mutazione in tal senso. Come il magma che appare ancora a distanza di sicurezza.