Tra ex camorristi che si travestono da giornalisti, faccendieri che illustrano su foglietti di carta le percentuali delle tangenti da dividere e consiglieri comunali che intascano davanti alle telecamere nascoste mazzette da 50mila euro, l’inchiesta della testata web Fan page sul sottobosco della gestione delle bonifiche dello smaltimento dei rifiuti rischia di non produrre in un’aula di tribunale gli stessi risultati che sta avendo sull’opinione pubblica italiana. Come ha spiegato l’ex procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, potrebbe non essere ammessa come prova infatti la video inchiesta che sta provocando un polverone politico non solo in Campania, con risvolti anche sulla percezione che si ha nel paese della magistratura. Magistratura che par muoversi con l’incontro tra il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo e il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Motivo dell’incontro, la piena disponibilità a mettere nelle mani della procura tutte le carte dell’Anticorruzione sulla vicenda Sma, la società della Regione Campania che si occupa di risanamento ambientale e ora finita nell’occhio del ciclone. Sullo sfondo si attende il quarto capitolo della videoinchiesta, che, in base a quanto anticipato, farà tappa nel Veneto a conferma che non si tratta di un problema solo della nostra regione. Il direttore del giornale web, Francesco Piccinini, non teme un eventuale blocco delle pubblicazioni ma frena sui tempi di uscita del 4 video.

Di sicuro c’è che al fianco di Fan Page si è schierato il presidente della federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti, che ha fatto visita questa mattina a tutta la redazione napoletana