Coronavirus, la Fipe di Napoli chiede maggiore liquidità e prospettive su rientro al lavoro

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Per il 96% degli imprenditori della ristorazione dei pubblici esercizi le prime misure del Governo sono ancora insufficienti. Serve liquidità immediata per coprire i mancati incassi ma anche l’annullamento dei tributi e prestiti a lungo termine a tasso 0.

Lo rivela un’indagine nazionale della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi che riassume il pensiero dei 300mila imprenditori del settore che dà lavoro a 1 milione e 200mila persone e sviluppa un volume di affari superiore agli 856 miliardi di euro.

Quattro locali su cinque di quelli in affitto non riescono a pagare regolarmente il canone di locazione mentre il 23% ha chiesto una sospensione o cerca di rinegoziarlo.

Per il 42,7% dei ristoratori e titolari di bar e pasticcerie, inoltre, non si potrà tornare a lavoro per latri due mesi, mentre il 31,7% pensa ad una riapertura a inizio maggio.

Queste le altre richieste del comparto: innanzitutto la possibilità per l’immediato di lavorare con l’asporto rispettando tutti i parametri di sicurezza e subito una moratoria sugli affitti.

“Le nostre imprese stanno morendo giorno dopo giorno”, commentano dalla Fipe e senza un’iniezione di liquidità e una prospettiva sul rientro al lavoro, si rischia di perdere una componente fondamentale qualificante dell’offerta turistica del Paese.

Ma c’è chi inizia a ragionare sugli scenari futuri per la ristorazione. Ascoltiamo Massimo Di Porzio, presidente della Fipe di Napoli.